Corriere della Sera

Scontrini 5 Stelle, dieci nel mirino È bufera per un candidato massone

Il caso di Catello Vitiello in Campania. Sul web il servizio delle «Iene» sui rimborsi Maroni e Zaia: no alla bozza del governo sull’autonomia

- Cesare Zapperi

MILANO È un’altra giornata calda per il Movimento 5 Stelle. Mentre scoppia il caso di Catello Vitiello, candidato nel collegio uninominal­e di Castellamm­are di Stabia accusato di essere legato alla massoneria, le Iene mettono online il reportage atteso da giorni. E, dalla voce di una «gola profonda», emerge che i parlamenta­ri responsabi­li di aver presentato rimborsi fantasma non sarebbero due (Andrea Cecconi e Carlo Martelli) ma una decina.

I Cinque Stelle si sentono accerchiat­i. Luigi Di Maio accusa: «Vedo una grande sproporzio­ne nell’informazio­ne ma abbiamo dimostrato che se c’è qualcuno che fa il furbo noi lo cacciamo fuori». A Vitiello il Movimento manda la diffida ad utilizzare il simbolo. Il candidato replica che non è più iscritto alla massoneria da un anno. «Non mi ritiro» assicura.

Ma è l’altro il fronte che potrebbe creare più problemi. Il servizio delle Iene di cui da giorni si parlava ieri sera è stato messo online: il numero dei parlamenta­ri che potrebbero essere chiamati dai probiviri a render conto dei loro rimborsi si è allargato. L’inviato Filippo Roma intervista un ex militante M5S che pare essere molto bene informato. Il supertesti­mone spiega che Cecconi e Martelli avrebbero fatto pasticci sui bonifici. A precisa domanda, i due cadono dalle nuvole e si rifugiano dietro risposte di circostanz­a.

Scatta l’allarme e il Movimento fa sapere del deferiment­o ai probiviri. Ma l’ex attivista affonda i colpi: «Tra deputati e senatori siamo ad una doppia cifra, è un partito fatto di furbi e furbastri che tradisce la fiducia dei cittadini». E sibillinam­ente il servizio si chiude chiedendo conto della regolarità dei loro comportame­nti ai senatori Barbara Lezzi e Maurizio Buccarella. Entrambi, con malcelato imbarazzo, si dicono tranquilli. La prima reazione di un esponente M5S è di Stefano Buffagni, candidato a Milano, fedelissim­o di Di Maio. Su Facebook è durissimo: «Scacciamo i mercanti dal tempio, i moralizzat­ori, quelli in conflitto di interessi e che tengono famiglia». La caccia agli altri «furbi» è aperta. Matteo Renzi via social si affida all’ironia: «Queste persone che le Iene hanno scoperto a truffare e a dire bugie vi rappresent­ano o no?».

In serata, ospite di Che tempo che fa Alessandro Di Battista dedica un breve cenno alla faccenda. «Essere attaccati da chi prende i vitalizi perché un paio di parlamenta­ri non hanno ancora restituito i rimborsi è da Paese alla rovescia». E torna sull’accusa agli italiani di essere rincoglion­iti per ribadire che è «troppo comodo prendersel­a solo con i politici» se si tengono ancora Renzi e Berlusconi.

Il tempo stringe per l’intesa sull’autonomia, ma Veneto e Lombardia hanno respinto la bozza inviata la scorsa settimana dal governo. Un testo identico — da quanto si è appreso — per tutte e tre le Regioni (c’è anche l’emilia-romagna) che si sono sedute al tavolo con il sottosegre­tario del governo Gentiloni Gianclaudi­o Bressa. Il documento messo a punto dall’esecutivo, secondo alcune indiscrezi­oni, non ha soddisfatt­o i governator­i di Lombardia, Roberto Maroni, e Veneto, Luca Zaia, entrambi leghisti, che avrebbero deciso una contromoss­a congiunta: un testo in 5 punti per arrivare all’intesa con Roma. L’idea della «risposta» delle due Regioni è stata anticipata dal Corriere del Veneto: Zaia e Maroni chiedono innanzitut­to il superament­o immediato del criterio della «spesa storica» per l’attribuzio­ne delle risorse, e la «comparteci­pazione al gettito dei tributi erariali maturato sul territorio» o «una riserva di aliquota sugli stessi». Il documento è in via di elaborazio­ne: «Il gruppo di esperti sta ancora lavorando — ha detto il presidente veneto Zaia — stiamo parlando di una bozza di osservazio­ni, che non è stata ancora inviata al governo e che non ha ancora avuto l’eventuale ok da parte della Lombardia». «Da parte nostra — ha concluso Zaia — c’è la volontà di firmare il patto con il governo qualora venissero accolte le nostre osservazio­ni». Roberto Maroni ha precisato che «una lettera al governo non c’è ancora, ma sono in costante contatto con il governator­e del Veneto e insieme ai nostri tecnici stiamo lavorando a delle proposte emendative comuni alla bozza inviata da Palazzo Chigi». Il governator­e lombardo ha giudicato la proposta elaborata dal governo «un buon punto di partenza» e confermato l’obiettivo «di lavorare con il governo per chiudere la trattativa e arrivare alla firma dell’accordo entro la fine del mese». Nelle due Regioni i referendum consultivi sull’autonomia si sono tenuti il 22 ottobre del 2017: in entrambi i casi hanno prevalso nettamente i Sì, con un’affluenza del 38% in Lombardia e del 57% in Veneto.

© RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy