Dalle migrazioni al clima, un ponte tra scienza e religione
I lavori della Commissione sul valore della vita. Tra i relatori il cardinale Ravasi e il direttore di «Lancet»
Un dialogo possibile, anzi necessario. Dall’idea di tornare a far parlare scienza e religione prendono il via domani a Roma, al Pontificio Consiglio della Cultura, i lavori della «Commission on the value of life» (Commissione sul valore della vita), che impegnerà per un anno esponenti della comunità scientifica internazionale e del Vaticano a discutere delle «emergenze senza precedenti» che l’umanità si trova ad affrontare. Dai cambiamenti climatici ai flussi migratori. L’obiettivo è raccogliere i contributi che emergeranno all’interno di un numero della rivista Lancet, tra le più prestigiose in ambito medico.
«Non si tratta di un convegno», sottolinea Giuseppe Remuzzi dell’istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Bergamo, tra i proponenti del tema, «ma di un’occasione per integrare il punto di vista delle comunità religiose e l’esperienza del mondo medico. I membri della Commissione saranno, infatti, supportati per tutto l’anno da un comitato scientifico». Si tratta del 42esimo appuntamento di questo genere: «In passato i gruppi — aggiunge Remuzzi — hanno lavorato sui temi più diversi, dalla salute della mamma e del bambino all’aids, dal diabete nei Paesi poveri all’inquinamento».
Per la prima volta, quest’anno, tra gli interlocutori figura anche il Vaticano. Ad aprire i lavori sarà il Cardinale Gianfranco Ravasi, seguito dal direttore di Lancet Richard Horton. L’idea di far incontrare scienza e religione deriva non solo dall’ultima commissione che nel 2017 ha indagato sul «Futuro dell’umanità», ma anche dalla risposta all’enciclica di Papa Francesco Laudato si’. «Un testo, quello del Pontefice, che dimostra come la relazione tra scienza e religione può essere caratterizzata dal dialogo, piuttosto che dal confronto. Un’occasione per sanare una ferita antica, vecchia di secoli. Le due prospettive hanno più punti in comune di quanto si è soliti pensare. Valori condivisi utili a costruire un dialogo positivo. Non è detto che la diffidenza reciproca sia destinata a restare anche in futuro». Insomma, L’anno in cui è stata pubblicata la prima edizione de «L’origine della specie» scritta dal naturalista inglese Charles Darwin conclude Remuzzi, «da un lato bisogna imparare a conoscere i problemi dal punto di vista scientifico, dall’altro anche noi scienziati vogliamo imparare a capire i motivi a fondamento di alcune posizioni della Chiesa».
Come aveva detto il cardinale Ravasi in occasione del convegno per i 150 anni dalla pubblicazione de L’origine delle specie di Charles Darwin, i teologi e gli scienziati devono «guardarsi a viso aperto, ascoltarsi, avere un confronto sereno anche a livello oggettivo».
L’enciclica
«Nel solco dell’enciclica Laudato si' l’incontro contribuisce a sanare ferite vecchie di secoli»