Corriere della Sera

Dalle migrazioni al clima, un ponte tra scienza e religione

I lavori della Commission­e sul valore della vita. Tra i relatori il cardinale Ravasi e il direttore di «Lancet»

- Silvia Morosi

Un dialogo possibile, anzi necessario. Dall’idea di tornare a far parlare scienza e religione prendono il via domani a Roma, al Pontificio Consiglio della Cultura, i lavori della «Commission on the value of life» (Commission­e sul valore della vita), che impegnerà per un anno esponenti della comunità scientific­a internazio­nale e del Vaticano a discutere delle «emergenze senza precedenti» che l’umanità si trova ad affrontare. Dai cambiament­i climatici ai flussi migratori. L’obiettivo è raccoglier­e i contributi che emergerann­o all’interno di un numero della rivista Lancet, tra le più prestigios­e in ambito medico.

«Non si tratta di un convegno», sottolinea Giuseppe Remuzzi dell’istituto di ricerche farmacolog­iche Mario Negri di Bergamo, tra i proponenti del tema, «ma di un’occasione per integrare il punto di vista delle comunità religiose e l’esperienza del mondo medico. I membri della Commission­e saranno, infatti, supportati per tutto l’anno da un comitato scientific­o». Si tratta del 42esimo appuntamen­to di questo genere: «In passato i gruppi — aggiunge Remuzzi — hanno lavorato sui temi più diversi, dalla salute della mamma e del bambino all’aids, dal diabete nei Paesi poveri all’inquinamen­to».

Per la prima volta, quest’anno, tra gli interlocut­ori figura anche il Vaticano. Ad aprire i lavori sarà il Cardinale Gianfranco Ravasi, seguito dal direttore di Lancet Richard Horton. L’idea di far incontrare scienza e religione deriva non solo dall’ultima commission­e che nel 2017 ha indagato sul «Futuro dell’umanità», ma anche dalla risposta all’enciclica di Papa Francesco Laudato si’. «Un testo, quello del Pontefice, che dimostra come la relazione tra scienza e religione può essere caratteriz­zata dal dialogo, piuttosto che dal confronto. Un’occasione per sanare una ferita antica, vecchia di secoli. Le due prospettiv­e hanno più punti in comune di quanto si è soliti pensare. Valori condivisi utili a costruire un dialogo positivo. Non è detto che la diffidenza reciproca sia destinata a restare anche in futuro». Insomma, L’anno in cui è stata pubblicata la prima edizione de «L’origine della specie» scritta dal naturalist­a inglese Charles Darwin conclude Remuzzi, «da un lato bisogna imparare a conoscere i problemi dal punto di vista scientific­o, dall’altro anche noi scienziati vogliamo imparare a capire i motivi a fondamento di alcune posizioni della Chiesa».

Come aveva detto il cardinale Ravasi in occasione del convegno per i 150 anni dalla pubblicazi­one de L’origine delle specie di Charles Darwin, i teologi e gli scienziati devono «guardarsi a viso aperto, ascoltarsi, avere un confronto sereno anche a livello oggettivo».

L’enciclica

«Nel solco dell’enciclica Laudato si' l’incontro contribuis­ce a sanare ferite vecchie di secoli»

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