De Giovanni sceglie il rosso
Chi pensava di conoscere tutto di Maurizio de Giovanni rimarrà piacevolmente sorpreso da L’ultimo passo di tango (Bur), volume che riunisce «tutti i racconti» dell’autore napoletano che ha esordito nel 2005 e che da allora non ha più smesso di scrivere. Che si tratti della prosa compassata della serie con il commissario Ricciardi o di quella divertita dei Bastardi di Pizzofalcone, o — appunto — di altro.
Napoli resta l’habitat preferito di de Giovanni, ma il registro narrativo qui si amplia in maniera vertiginosa spaziando dall’affresco sociale al racconto nero — e nerissimo — dal ritratto di famiglia in un interno (popolare, borghese) alla riscrittura romanzata di fatti di sangue (gli omicidi di Yara Gambirasio e di Chiara Poggi).
Nei quarantacinque racconti il colore che prevale è il rosso — sangue, passione, rabbia, vergogna: presi uno per volta o tutti insieme. Ma non mancano eccezioni come il trattatello semiserio Le beffe della cena, il grottesco Cronache della città obesa o le divagazioni urbane di Respirando in discesa. La parte più corposa della raccolta (28 racconti) è riunita sotto il titolo «Anime»: sono flash, squarci nelle vite di persone, coppie, famiglie; voci di bambini, uomini, donne.
Short story, di poche pagine e short -short story, solo di qualche facciata, tutte con epiloghi tragici, alcuni magistrali.