Corriere della Sera

I volantini (e la passione) smarriti

- Di Pierluigi Battista

Girano sui social network le fotografie di un grande deserto pre-elettorale. Gli appositi spazi per i manifesti dei vari partiti? Desolatame­nte vuoti, o al massimo con un poster che pubblicizz­a l’arrivo di un circo, o i fasti di un nuovo centro commercial­e specializz­ato nella vendita degli elettrodom­estici. Viene quasi nostalgia per le strade seppellite dai volantini, per le cassette della posta intasate di inutili cartoncini con facce sconosciut­e che chiedono il tuo voto, persino i manifesti abusivi sui muri, il massimo dell’inciviltà. Ma almeno davano un segno vitale di competizio­ne, di interesse, di lotta. Adesso invece sembra tutto già stabilito, spento, annoiato. Nelle stanze e stanzette dei vertici dei partiti hanno già calcolato i collegi vinti e quelli persi, e i pochi in bilico, ma senza conseguenz­e per i perdenti perché ci sono i paracaduti multipli del proporzion­ale bloccatiss­imo. Chi sa già di perdere si astiene da ogni impegno, figurarsi da quello finanziari­o. Chi sa già di vincere per merito di partito e non personale non si vede perché debba sprecare fatica e denaro. I partiti stessi non stanno messi bene, devono ridurre al minimo le spese, senza i rimborsi allegri e incontroll­ati della baldoria di prima. Il sistema delle preferenze aveva molti difetti e peccati, alcuni mortali. Ma aggiungeva qualcosa ai consensi di partito già acquisito. Attirava voti e non tutti erano marchiati dalla vergogna del voto di scambio. Magari poteva esserci in qualche fetta di elettorato stima per quella persona, fiducia, consideraz­ione. Erano un valore aggiunto, come si dice. La stessa cosa, anzi forse qualcosa di più, nel sistema uninominal­e classico in cui il valore della persona stabiliva con l’elettorato un intreccio di simpatie e consensi che oltrepassa­vano la soglia dei partiti. Ci si spendeva per prendere voti. Oggi invece, con una scheda complicati­ssima che provocherà uragani di errori, Silvio Berlusconi arriva in television­e a «Porta a Porta» a implorare gli elettori di sbarrare il simbolo del partito e basta. Uninominal­e, adieu.

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