Governo di unità nazionale, il contropiede di Minniti: «Entrerei, se ci fosse il Pd»
Renzi a Stazzema: il fascismo è passato, lotta alle idee anche oggi
La linea del Pd è sempre stata un’altra e collima con quella di Berlusconi: il 5 marzo, senza vincitori, si deve andare a rivotare. Eppure ieri Marco Minniti, ministro dell’interno, autorevole esponente del Partito democratico, ha detto qualcosa di diverso: «Farei parte di un governo di unità nazionale? Assolutamente sì, purché ci fosse il Pd», la dichiarazione negli studi di Porta a Porta.
Al Nazareno notano immediatamente la distonia con la linea ufficiale del partito, aggiungono che sono considerazioni, al più, che vanno rimandate al dopo voto, e alle valutazioni del Capo dello Stato.
Concetto che in realtà è contenuto anche nel pensiero di Minniti: «Ora siamo in piena competizione elettorale, ma dal 5 marzo la partita è nelle mani solide ed equilibrate del presidente della Repubblica e spetterà a lui dare una soluzione alle grandi questioni che si porranno».
Insomma, anche se ufficialmente un governo di unità nazionale non è in agenda, almeno in modo ufficiale, nel Partito democratico, il tema esiste, se ne discute. E ciò non significa, aggiunge Minniti, mettere in discussione la leadership: «La leadership è di Renzi, io non gli ho rimproverato niente, ho solo espresso una mia opinione nota. È importante lo spirito di squadra di cui parla Renzi, poi io da ministro dell’interno ho un ruolo delicato, non sono espressione di un partito ma qualcuno a cui ci si rivolge come un’entità terza».
Ieri Renzi ha commentato la firma di un nuovo contratto con gli italiani da parte di Berlusconi: «Ho visto che l’ospite abituale di Vespa ha rifirmato il contratto sullo stesso tavolo dopo 17 anni. A volte ritornano». Il conduttore del programma di Rete4 Quinta colonna, Paolo Del Debbio, prendendo un caffè al bar, fa una battuta: «Paga lei che ha il rimborso». Risposta : «Io son Renzi mica Di Maio...».
Il segretario del Pd ha anche visitato i luoghi della stra- ge di Sant’anna di Stazzema (Lucca), dove in un eccidio nazifascista morirono 560 persone, nel 1944: «Essere antifascisti è un valore che va rivendicato, è costitutivo della nostra democrazia. Antifascista deve essere il Pd come tutte le altre forze politiche, altrimenti non si ha dignità di far parte della comunità democratica italiana», ha detto Renzi. Che ha aggiunto di non vedere rischi particolari: «La nostra democrazia è forte, solida, più forte di ogni rischio totalitario». Ma questo, aggiunge, «non vuol dire che non abbiamo il dovere della
Il ministro
«Tensioni con Matteo? Il leader è lui, io non gli rimprovero nulla, ho espresso opinioni»
Frecciata a Berlusconi Il segretario dei dem: «Ha firmato il contratto sul tavolo di 17 anni fa? A volte ritornano...»
memoria. Il fascismo appartiene a passato, ma quelle idee sono da combattere ancora oggi».
«Ciao Renzi, salutami Berlusconi quando torni a Roma» è la frase di un bambino di 9 anni. Renzi ha reagito con una risata, salutando gli studenti di una scuola elementare di Camaiore. «Tenetevela stretta questa vostra storia perché un giorno dovrete raccontarla ai vostri figli e nipoti, anche se adesso vi sembra presto. È importante che conosciate la verità. E quando tornate a casa salutatemi la vostra bella Camaiore». «Allora tu salutami Berlusconi», ha ribattuto il bambino.