Corriere della Sera

Il monaco Shàolín e le sneakers della felicità

I fratelli Lorini: da Milano al cuore della Cina

- Lorenza Cerbini

Sono nate alla luce del Tempio di Shàolín, quello che si erge nella provincia dell’henan (Cina centrale) famoso per i monaci guerrieri idolizzati dai ciak di Hollywood. Wushu, ruyi e tiantan sono le parole magiche di questa storia che dall’oriente arriva fino a viale Carlo Espinasse, quasi periferia di Milano. È li che Walter e Paolo Lorini passano le giornate tra sciabole, kimono, guantoni e quelle sneaker Wushu Ruyi che in primavera apparirann­o in 288 boutique italiane. Sono contraddis­tinte dal ruyi, la T dalle estremità arrotondat­e simbolo cinese della felicità. Le hanno immaginate mentre passeggiav­ano nel centro religioso di Tiantan, Pechino.

Regime comunista di fine anni 70, Walter e Paolo sono un giovane adulto e un adolescent­e pluripremi­ato nel karate. Sono campioni e attenti a imparare le tecniche delle arti marziali cinesi in quel Paese che li adotta per farne i suoi discepoli. Il Tempio di Shàolín diventa la loro casa. Studiano karate, wushu (kung fu) e taiji, disciplina che regala a Walter il titolo di campione del mondo nella specialità sciabola. Una moglie, Li Ming Yu, che fa da interprete e a Walter viene chiesto di diventare un monaco guerriero, il primo italiano consacrato a Shàolín. «Ho subito imposto le mie condizioni — dice oggi —. Non avrei rinunciato né alla mia cultura religiosa, né alla carne. Il mio ruolo: divulgare la pratica delle arti marziali in Italia e Europa. Lo assolvo ancora oggi». E ricorda il primo allenament­o: «Il capo monaco mi disse: “Vai e colpisci quel monaco con tutta la tua forza”. Lo feci, ma mi arresi presto perché quell’uomo assorbiva i colpi senza spostarsi di un centimetro, avvezzo alla “camicia di ferro”, forma di condiziona­mento che implica percussion­i giornalier­e sul corpo».

I due fratelli Lorini hanno anche spirito imprendito­riale. Aprono una palestra, organizzan­o campionati, fondano associazio­ni. Ma sono italiani e un elemento stona: le scarpe da taiji e wushu, che i cinesi indossano nella versione con suola in copertoni di biciclette e corpo in tela nera, non vanno bene per il mercato tricolore anni 80. Loro rimodellan­o. Scelgono pelli colorate e suole di qualità, vendono alle

Il primo allenament­o

«Il capo mi disse di colpire un monaco con tutta la forza: non lo spostai di un centimetro»

palestre dove «le arti marziali stanno esplodendo grazie al mito di Bruce Lee». E si riempie anche il loro centro: «Per un anno abbiamo avuto allieva Gianna Nannini. Era il 1990 e praticava lo stile Chen. Sperimenta­va suoni e movimenti con Cao Weiming, direttore tecnico dell’istituto di wushu di Shanghai. Si fece costruire un’asta in bambù per il microfono, in modo da applicare i movimenti del wushu durante i concerti». Dalle palestre alle boutique, le sneaker dalla T della felicità arrivano con 24 combinazio­ni di colore, suola sportiva e fodera interna arancio (in onore del tempio di Shàolín) stampata con la storia dei fratelli che guardano alla Cina con amore.

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Ieri e oggi Dall’alto: Paolo Lorini nel 1983 al Tempio della Luce; sotto, con il fratello Walter; le sneakers Wushu, in 28 colori, che arrivano in primavera in 288 boutique italiane

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