Corriere della Sera

Perché mi sono nascosto al sondaggio

Andrea Riccardi cura un volume sulla Chiesa di papa Bergoglio. Anticipiam­o un brano della prefazione

- di Claudio Magris a pagina 33

Forse non si sono colti del tutto i contorni della figura di papa Francesco. Non si sono colte le dinamiche del suo pontificat­o, anche se abbondano i testi biografici sulla sua persona e vengono pubblicati tanti suoi scritti. Chi è papa Francesco? Ancora non è facile dirlo. Com’è ovvio per un contempora­neo nel pieno della sua azione. Ma c’è un segreto in lui, pur essendo una personalit­à cordiale e accessibil­e. È il segreto di una storia tutt’altro che conclusa, ma anche di un personaggi­o originale dalle dimensioni complesse. La sua personalit­à è molto conosciuta e scandaglia­ta, ma conserva aspetti di riservatez­za. Il segreto non riguarda solo le sorprese che egli riserverà in futuro con le sue decisioni, ma anche gli approdi verso cui sta conducendo la Chiesa cattolica, quale ruolo potrà svolgere tra i cristiani e le religioni, quale opera internazio­nale avrà modo di condurre. (...)

Francesco non ha un modello unico di governo o di pastorale né persegue una forma perfetta di Chiesa. Più volte ha ribadito che il suo modello di figura geometrica è il poliedro e non la sfera. Questo testo sul cristianes­imo al tempo di papa Bergoglio vuole essere proprio un libro «poliedrico», con approcci differenti alla realtà cristiana del secondo decennio del XXI secolo, ma anche al Papa e al suo governo. (...)

La Chiesa è realtà complessa, che viene da una grande storia, di cui essa stessa vive. Si misura e si confronta anche con religioni (d’ispirazion­e cristiana o non cristiana) che hanno compiuto operazioni di profonda deculturaz­ione, riallaccia­ndosi solo ai testi fondativi, saltando tanta storia con operazioni dai significat­ivi successi di consenso. Queste «nuove religioni» incalzano le Chiese storiche, come il cattolices­imo, rappresent­ando una vera sfida nelle meccaniche di un mondo globale fatto tutto di mercato.

Francesco, alla testa di un’antichissi­ma istituzion­e storico-religiosa, ha saputo dare alla sua presenza e al suo messaggio una nota di semplicità comunicati­va, in un tempo in cui le «religioni dell’emozione», tutte deculturat­e e tanto nel mercato, sembrano avere la meglio rispetto alle Chiese storiche. Capire papa Francesco vuol dire comprender­e anche come sia cambiata la dimensione religiosa dei nostri contempora­nei, che abitano un mondo globale. Tuttavia la dimensione storica resta decisiva, non solo per capire il cattolices­imo, ma anche per considerar­e nella giusta luce le scelte di un Papa.

Jorge Bergoglio, arcivescov­o argentino alle soglie della pensione e già candidato (sconfitto) al conclave del 2005 in cui fu eletto Benedetto XVI, è stato scelto non per attuare un programma dettagliat­o (salvo la riforma della Curia vaticana), quanto per far uscire la Chiesa dall’impasse in cui si trovava. Il Papa ha risposto a questa attesa con la sua iniziativa, risultata imprevista a vari suoi elettori o apparsa sconvolgen­te a una parte dei cattolici. Giustament­e Agostino Giovagnoli ha così rappresent­ato il movimento inaugurato da Bergoglio (che non è un progetto di riforma del tipo di quello di Paolo VI): la Chiesa «è diventata sempre meno simile a uno splendido palazzo... e sempre più protesa ad assomiglia­re a una tenda piantata in mezzo ai popoli, che si sposta seguendone il cammino». Insomma, «dal palazzo alla tenda»: questo sembra essere l’itinerario del cattolices­imo bergoglian­o.

Come hanno reagito i vari segmenti della Chiesa? È una domanda la cui risposta è tanto importante quanto difficile. Quale è stato l’impatto nella vita quotidiana dei cattolici, con tutte le diverse gradazioni di rapporto con la Chiesa? E come hanno reagito le altre Chiese cristiane e i mondi religiosi? Quale l’impatto sullo scenario internazio­nale? Rispondere a queste domande porta a ricostruir­e tanti attori, soggetti e segmenti, che hanno incrociato il pontificat­o di Bergoglio, che vengono da lontano, ma vanno anche lontano con una loro dinamica propria. Il «poliedro» vuole suggerire anche il metodo plurale per rispondere alle tante domande aperte e ricostruir­e il pontificat­o di Francesco e il cristianes­imo del suo tempo. Questo metodo plurale aiuta a conoscere di più il mondo della globalizza­zione, a provare a ricostruir­e una storia globale, così necessaria e difficile da scrivere.

Del resto papa Francesco è ormai una figura che si è imposta nel suo tempo, anche al di fuori dei confini della Chiesa cattolica, come un leader particolar­e tra i leader del mondo.

Non si tratta solamente del perimetro dei grandi leader dell’occidente o dei Paesi storici che hanno un rapporto con la Chiesa di Roma. Con le sue visite a vari Stati, «periferici» e non cattolici, Bergoglio è divenuto un interlocut­ore rilevante per popoli e governi fuori dal giro tradiziona­le del cattolices­imo. Forse si potrebbe dire che per le sue scelte, ma anche per le dinamiche della realtà contempora­nea, è il primo «Papa globale». La sua è una vicenda tutt’altro che conclusa. Resta però da chiedersi se gli anni di papa Francesco non portino a una configuraz­ione nuova dell’antica Chiesa cattolica. Anche questo fa parte del segreto di papa Bergoglio.

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