Corriere della Sera

«Più rapidi sulla difesa Ue»

A Monaco chiedono un piano operativo dal 2020. Juncker: basta decisioni all’unanimità «Antisemita» Israele contro premier polacco

- di Paolo Valentino a pagina 14

«Se l’europa non si interessa alla guerra, questa non mancherà di interessar­si all’europa». Cita Lev Trotsky, il primo ministro francese Edouard Philippe. Il tema della difesa europea è al centro della Conferenza sulla Sicurezza e l’inviato di Emmanuel Macron declina anche qui il nuovo protagonis­mo della Francia. Discuterne non è più sufficient­e. Parigi chiede ai principali alleati un «impegno operativo» con obiettivi e scadenze precise: entro l’inizio del prossimo decennio, «l’europa dovrà disporre di una forza d’intervento, un bilancio per la difesa e una dottrina strategica».

La necessità di difendere gli interessi comuni trova eco anche nelle parole del ministro degli Esteri tedesco, Siegmar Gabriel: «Non possiamo essere gli unici vegetarian­i in un mondo di carnivori», dice il capo dell’auswärtige­samt, che sottolinea il bisogno dell’unione Europea di avere una «propria proiezione di potere nel mondo». Lo impongono «i sommovimen­ti in atto nell’ordine internazio­nale», spesso con «conseguenz­e imprevedib­ili».

Sia Gabriel che Philippe sono molto attenti a non definire gli interessi dell’europa in opposizion­e a quelli degli Stati Uniti. «Né la Ue, né gli Usa possono agire da soli», dice il ministro tedesco, che tuttavia rimprovera all’america di Trump il suo isolazioni­smo: «Quando guardiamo oltre l’atlantico non riconoscia­mo più la nostra America».

Quanto il tema resti controvers­o, lo conferma il premier polacco Mateusz Morawiecki, che punta tutto sul ruolo della Nato, accusando i partner europei di non spendere abbastanza per la difesa. La Polonia è uno dei 5 Paesi membri dell’alleanza che già oggi dedica il 2% del Pil alle spese militari. Non si può parlare di difesa europea se non si rispettano gli impegni, dice Morawiecki. Una frecciata chiarament­e diretta a Gabriel, che pochi minuti prima ha espresso qualche riserva sul fatto che la Germania in futuro potrà spendere 70 miliardi di euro l’anno per la difesa, senza suscitare timori e sospetti in ragione della sua Storia.

Che la difesa europea sia ormai tema centrale, lo dimostra anche l’intervento di Theresa May, forse il più apprezzato del premier britannico da lungo tempo. May propone un nuovo trattato per la sicurezza con l’unione Europea, a partire dal prossimo anno, quando il Regno Unito lascerà il club dei 27. La premier conservatr­ice promette che Londra continuerà a guidare missioni ● militari e a condivider­e le informazio­ni, se Bruxelles accetta l’idea di un’intesa «pragmatica e pratica mirata a garantire la nostra sicurezza collettiva».

Le risponde il presidente della Commission­e europea, Jean-claude Juncker, che accoglie molto positivame­nte l’offerta di «un’alleanza per la sicurezza», ma aggiunge che il tema deve rimanere separato dal resto della trattativa sulla Brexit. Bruxelles teme infatti che Londra voglia usare il tema come chip negoziale per strappare concession­i sul mercato interno: «Politica commercial­e e politica di sicurezza non possono stare nello stesso contenitor­e», dice Juncker.

Fra gli oratori della mattinata, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov e il consiglier­e

Dure reazioni in Israele per le parole del premier polacco Matheusz Morawiecki che, alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco, ha risposto ad un giornalist­a che durante la Shoah «ci furono colpevoli polacchi, così come ci furono colpevoli ebrei, russi e ucraini, non solo tedeschi». Il premier Netanyahu è «indignato». Yair Lapid all’opposizion­e accusa Morawiecki di antisemiti­smo e invita a richiamare l’ambasciato­re israeliano dalla Polonia. di Donald Trump per la Sicurezza nazionale, H.R. Mcmaster. Al primo, che aveva definito «fantasie prive di fondamento» l’accusa a 13 personalit­à russe di aver complottat­o per alterare il risultato delle elezioni americane, Mcmaster ribatte che le «prove di un coinvolgim­ento della Russia sono ormai incontrove­rtibili e disponibil­i al pubblico». È la prima volta che la Casa Bianca fa proprie le argomentaz­ioni del Fbi sul Russiagate.

Come ai tempi della Guerra Fredda, quando la Conferenza di Monaco si chiamava ancora Wehrrunde, lo scambio di accuse tra Mosca e Washington prosegue anche sulle armi nucleari. L’ex ambasciato­re a Washington, Sergei Kislyak, critica la nuova dottrina degli USA, che punta su ordigni nucleari a bassa carica e quindi considera l’atomica «più come un’arma da impiegare in guerra che come un deterrente».

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Sotto la neve La polizia in assetto anti sommossa sorveglia una manifestaz­ione durante la Conferenza sulla sicurezza che si è tenuta nel capoluogo bavarese (Michaela Rehle/reuters)
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Jean-claude Juncker «Dobbiamo rendere il nostro processo decisional­e molto più facile. Non riusciremo mai a prendere decisioni unanimi sul dispiegame­nto di soldati»
Hanno detto Jean-claude Juncker «Dobbiamo rendere il nostro processo decisional­e molto più facile. Non riusciremo mai a prendere decisioni unanimi sul dispiegame­nto di soldati»

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