Corriere della Sera

«Mai mondo così poco sicuro dalla fine dell’urss» Ischinger: «Il consiglier­e della Casa Bianca Mcmaster? Rassicuran­te, sembra Bush padre»

- P. Val.

d Pericoli e passi in avanti non sono in contraddiz­ione, anzi si registrano spesso insieme

ancora lunga?

«Penso che l’iceberg si stia muovendo. C’è un inizio di consapevol­ezza, ma soprattutt­o con l’adozione della Pesco (Permanent Structured Cooperatio­n ndr) c’è un embrione di azione per migliorare le nostra capacità di difesa. In più c’è l’avvio di una discussion­e su come l’unione europea debba poter decidere su questo tema, uscendo dalla paralisi dell’unanimità. Sono molto contento che Jeanclaude Juncker ne abbia parlato oggi nel suo intervento. La strada del futuro, verso la capacità della Ue di proiettars­i in modo strategico, può essere percorsa soltanto con decisioni a maggioranz­a».

Oggi abbiamo ascoltato il premier francese e il ministro degli Esteri tedesco, sostanzial­mente d’accordo sulla difesa europea. Con una differenza importante: che mentre Eduard Philippe ha impegnato il suo Paese a spendere almeno il 2% del bilancio per la difesa, Gabriel ha espresso riserve su questo obiettivo, invocando la posizione speciale della Germania quando si parla di proiezione militare, una tradiziona­le cautela tedesca.

«Più che una tradiziona­le posizione tedesca è una tradiziona­le posizione della Spd, che non mi trova d’accordo. E in ogni caso, se ci sarà un governo di Grande Coalizione, la socialdemo­crazia sarà il partner più piccolo. Io dico che se la Germania dovesse spendere il 2% per la difesa, i nostri alleati, voglio dire Francia, Italia, Olanda, Spagna, non avrebbero nulla da obiettare. Qui non si tratta di riarmo, ma di rendere efficienti e moderne le forze armate tedesche, colmando i gap che sono evidenti».

Come ha trovato l’intervento del generale Mcmaster, il consiglier­e di Trump per la sicurezza nazionale?

«È stato un classico contributo americano alla conferenza, avrebbe potuto essere lo stesso discorso fatto vent’anni fa da John Mccain o da un ministro di George Bush padre. In questo senso è rassicuran­te: i fondamenta­li dell’alleanza transatlan­tica non cambiano. Il problema è che, se questa audience lo apprezza, la percezione del grande pubblico è completame­nte diversa, avvelenata com’è da un anno di tweet. E non sarà semplice cambiarla».

Qual è il pericolo più grande che fronteggia oggi l’unione europea?

«La mancanza di volontà e orgoglio. Ho l’impression­e che non siamo più fieri di quanto abbiamo realizzato con la costruzion­e comune. Sembriamo più concentrat­i sui fallimenti. Prenda l’accordo per la Grosse Koalition, pure così lungo e dettagliat­o: manca di ambizione e idee forti».

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