«Si resta vigili ma può esserci una sudditanza psicologica»
Quando si raccomanda l’ipnosi?
«Nei casi di fobie, di disturbi d’ansia, disturbi dissociativi o alimentari, come bulimia o anoressia. Non certo per curare un mal di gola».
Però è utilizzata anche nel campo del dolore.
«Sì, per esempio nell’ambito dell’anestesia. Ma non solo: è dell’altro ieri la notizia che il reparto di Gastroenterologia del Sant’anna di Como ha iniziato a usare l’ipnosi per curare patologie di esofago, stomaco e intestino».
Camillo Loriedo è direttore scientifico della Scuola italiana di ipnosi e psicoterapia ericksoniana, che esiste dal 1993. Il corso di specializzazione dura quattro anni e sono ammesse ogni volta venti persone, già laureate in medicina o in psicologia.
d Lui mi toccava ma io non riuscivo a controllare il mio corpo anche se ricordo tutto quello che ho subito
Sotto ipnosi si perdono i sensi?
«No, altrimenti il terapeuta non potrebbe intervenire. C’è piuttosto una riduzione del campo di coscienza, come se si guardasse la realtà esterna con un cannocchiale anziché con gli occhi».
Il paziente deve dare il suo consenso prima di una seduta?
«Sì, è previsto dal codice penale. Ma deve anche conoscere le finalità di quello che sta facendo».
Qual è il rischio?
«Lo aveva intravisto già Freud: l’ipnosi può essere rischiosa nel caso in cui un paziente si “congeli” davanti al terapeuta. È molto importante che quest’ultimo sia molto preparato e sappia distinguere uno stato di freezing da una vera risposta alla terapia».
Falsi miti sull’ipnosi?
«Che ti addormenti e quando ti svegli fai cose strane. Non è vero: sei sempre vigile. Mentre è vero che l’asimmetria del rapporto medico-paziente può creare una sudditanza psicologica. È fondamentale che l’ipnotista sia davvero preparato».