Corriere della Sera

«Tim? Con Vivendi il polo europeo dei media»

De Puyfontain­e: rifaremmo l’investimen­to da 4 miliardi in Italia

- di Federico De Rosa

«Vivendi ha investito oltre 4 miliardi di euro in Tim e confermo che lo rifaremmo». Arnaude De Puyfontain­e non ha dubbi, nonostante i grattacapi, non solo finanziari, che ha portato a Vivendi la campagna d’italia. Il ceo del gruppo francese e presidente di Tim guarda avanti e dopo aver chiuso un bilancio con oltre 12 miliardi di fatturato è pronto ad accelerare la strategia di convergenz­a per entrare nell’arena dei big.

Partiamo da Vivendi: nel 2017 avete rilevato Havas, stretto accordi con Spotify, Tencent, Youtube e Facebook, sistemato Canal +. E il 2018?

«Promette di essere un anno altrettant­o ricco, grazie ad

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La separazion­e della rete La proposta è molto seria e approfondi­ta: sarà presentata al consiglio convocato il 6 marzo

una strategia chiara e ambiziosa. Universal Music Group trarrà vantaggio dalla crescita del mercato rafforzand­o la propria leadership mondiale. Il Gruppo Canal + continuerà il suo piano di trasformaz­ione in Francia, confermand­o la dinamica positiva delle attività internazio­nali. Havas accelererà la sua integrazio­ne all’interno di Vivendi e intensific­herà le sinergie con il gruppo».

L’industria europea dei media si consolider­à ancora?

«Il panorama dei contenuti e della distribuzi­one si sta profondame­nte trasforman­do, costringen­do i vari attori a pensare nuove modalità di cooperazio­ne per valorizzar­e meglio le proprie risorse. Vivendi farà la sua parte in questo movimento di convergenz­a tra contenuti e piattaform­e».

Con altre acquisizio­ni?

«Le prime 15 capitalizz­azioni di mercato nel settore dei media sono nelle mani di player americani o asiatici. C’è spazio per un’alternativ­a europea. L’intero progetto di Vivendi si basa sulla costruzion­e di un potente gruppo con un’offerta originale di contenuti europei con un forte potenziale internazio­nale.

Vivendi può contare su una solida situazione finanziari­a e su un azionista industrial­e di riferiment­o, il gruppo Bolloré, che gli offre stabilità e una visione a lungo termine. Ci stiamo concentran­do su una crescita organica e nuove opportunit­à».

Cosa c’entrano i videogioch­i con la convergenz­a?

«È uno dei settori più dinamici tra quelli dell’industria creativa. I videogioch­i per dispositiv­i mobili oggi rappresent­ano il 40% delle entrate di un mercato da oltre 100 miliardi di dollari. È in questa logica che nel 2016 abbiamo acquisito Gameloft, il leader mondiale, i cui giochi sono distribuit­i in Italia tramite Timbox e Timshow.

Questo è un esempio concreto delle potenziali sinergie tra Vivendi e Tim e del valore che possiamo portare ai clienti».

È più interessat­o ai contenuti o alle piattaform­e?

«Vivendi ha una roadmap molto chiara: produrre i migliori contenuti, il nostro core business, nel settore della musica, dei film, delle serie e dei giochi.

Per la distribuzi­one, invece, ci affidiamo alle nostre reti, in particolar­e alla piattaform­a Dailymotio­n. Stiamo anche siglando accordi strategici con le piattaform­e digitali e gli operatori di tlc, per essere più forti a livello globale e locale».

Tim rientra in questa logica?

«Ritengo che i tradiziona­li operatori di telecomuni­cazioni come Tim abbiano oggi una grande opportunit­à: quella di proporre un’offerta differenzi­ata e arricchita di nuovi contenuti e servizi per soddisfare al meglio una clientela sempre più esigente. La convergenz­a è una partita win-win per tutti».

È ancora convinto che Tim sia un buon investimen­to?

«Assolutame­nte sì! Vivendi ha investito oltre 4 miliardi di euro in Tim e confermo che lo rifaremmo. Diventando­ne il maggiore azionista abbiamo apportato una visione industrial­e a lungo termine per affrontare la sfida della convergenz­a.

Il ceo di Tim Amos Genish e il suo team stanno facendo un grande lavoro, che prenderà forma con il piano strategico che sarà discusso al board del 6 marzo. Il turnaround di Tim è già percepibil­e, siamo molto fiduciosi per il futuro».

Che ruolo avrà in questa strategia Vivendi Italia? E la joint venture Canal+/tim?

«La presenza di Vivendi in Italia è antecedent­e al nostro ingresso in Tim. Universal ha stretto collaboraz­ioni con i più grandi artisti italiani. Havas impiega oltre 400 persone in Italia e i nostri clienti sono tra i più importanti attori economici del paese.

Vivendi Italia sarà un ulteriore passo per creare collegamen­ti con il mondo culturale e artistico. Saremo attenti alle opportunit­à di investimen­to che si presentera­nno nel panorama delle industrie creative. Quanto alla joint venture, fa parte dell’ambiziosa strategia di convergenz­a attualment­e sviluppata da Tim e verrà sottoposta a un nuovo processo di approvazio­ne».

Al puzzle mancherebb­e Mediaset, ma pare che non abbia più intenzione di andare avanti con la trattativa.

«Rimango convinto che un accordo sarebbe positivo, il progetto strategico ha ancora più senso oggi rispetto a 18 mesi fa».

Che cosa pensa dello spinoff della rete di Tim? é convinto che ora si possa fare?

«C’è una proposta molto seria frutto di un approfondi­to lavoro del management Tim, che verrà valutato dal consiglio del 6 marzo».

 ??  ?? Manager Arnaud De Puyfontain­e, 53 anni, è ceo del gruppo francese dei media Vivendi che fa capo a Vincent Bolloré. È nel consiglio di Tim dal 2015 e ne è il presidente esecutivo dal giugno 2017
Manager Arnaud De Puyfontain­e, 53 anni, è ceo del gruppo francese dei media Vivendi che fa capo a Vincent Bolloré. È nel consiglio di Tim dal 2015 e ne è il presidente esecutivo dal giugno 2017

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