«Tim? Con Vivendi il polo europeo dei media»
De Puyfontaine: rifaremmo l’investimento da 4 miliardi in Italia
«Vivendi ha investito oltre 4 miliardi di euro in Tim e confermo che lo rifaremmo». Arnaude De Puyfontaine non ha dubbi, nonostante i grattacapi, non solo finanziari, che ha portato a Vivendi la campagna d’italia. Il ceo del gruppo francese e presidente di Tim guarda avanti e dopo aver chiuso un bilancio con oltre 12 miliardi di fatturato è pronto ad accelerare la strategia di convergenza per entrare nell’arena dei big.
Partiamo da Vivendi: nel 2017 avete rilevato Havas, stretto accordi con Spotify, Tencent, Youtube e Facebook, sistemato Canal +. E il 2018?
«Promette di essere un anno altrettanto ricco, grazie ad
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La separazione della rete La proposta è molto seria e approfondita: sarà presentata al consiglio convocato il 6 marzo
una strategia chiara e ambiziosa. Universal Music Group trarrà vantaggio dalla crescita del mercato rafforzando la propria leadership mondiale. Il Gruppo Canal + continuerà il suo piano di trasformazione in Francia, confermando la dinamica positiva delle attività internazionali. Havas accelererà la sua integrazione all’interno di Vivendi e intensificherà le sinergie con il gruppo».
L’industria europea dei media si consoliderà ancora?
«Il panorama dei contenuti e della distribuzione si sta profondamente trasformando, costringendo i vari attori a pensare nuove modalità di cooperazione per valorizzare meglio le proprie risorse. Vivendi farà la sua parte in questo movimento di convergenza tra contenuti e piattaforme».
Con altre acquisizioni?
«Le prime 15 capitalizzazioni di mercato nel settore dei media sono nelle mani di player americani o asiatici. C’è spazio per un’alternativa europea. L’intero progetto di Vivendi si basa sulla costruzione di un potente gruppo con un’offerta originale di contenuti europei con un forte potenziale internazionale.
Vivendi può contare su una solida situazione finanziaria e su un azionista industriale di riferimento, il gruppo Bolloré, che gli offre stabilità e una visione a lungo termine. Ci stiamo concentrando su una crescita organica e nuove opportunità».
Cosa c’entrano i videogiochi con la convergenza?
«È uno dei settori più dinamici tra quelli dell’industria creativa. I videogiochi per dispositivi mobili oggi rappresentano il 40% delle entrate di un mercato da oltre 100 miliardi di dollari. È in questa logica che nel 2016 abbiamo acquisito Gameloft, il leader mondiale, i cui giochi sono distribuiti in Italia tramite Timbox e Timshow.
Questo è un esempio concreto delle potenziali sinergie tra Vivendi e Tim e del valore che possiamo portare ai clienti».
È più interessato ai contenuti o alle piattaforme?
«Vivendi ha una roadmap molto chiara: produrre i migliori contenuti, il nostro core business, nel settore della musica, dei film, delle serie e dei giochi.
Per la distribuzione, invece, ci affidiamo alle nostre reti, in particolare alla piattaforma Dailymotion. Stiamo anche siglando accordi strategici con le piattaforme digitali e gli operatori di tlc, per essere più forti a livello globale e locale».
Tim rientra in questa logica?
«Ritengo che i tradizionali operatori di telecomunicazioni come Tim abbiano oggi una grande opportunità: quella di proporre un’offerta differenziata e arricchita di nuovi contenuti e servizi per soddisfare al meglio una clientela sempre più esigente. La convergenza è una partita win-win per tutti».
È ancora convinto che Tim sia un buon investimento?
«Assolutamente sì! Vivendi ha investito oltre 4 miliardi di euro in Tim e confermo che lo rifaremmo. Diventandone il maggiore azionista abbiamo apportato una visione industriale a lungo termine per affrontare la sfida della convergenza.
Il ceo di Tim Amos Genish e il suo team stanno facendo un grande lavoro, che prenderà forma con il piano strategico che sarà discusso al board del 6 marzo. Il turnaround di Tim è già percepibile, siamo molto fiduciosi per il futuro».
Che ruolo avrà in questa strategia Vivendi Italia? E la joint venture Canal+/tim?
«La presenza di Vivendi in Italia è antecedente al nostro ingresso in Tim. Universal ha stretto collaborazioni con i più grandi artisti italiani. Havas impiega oltre 400 persone in Italia e i nostri clienti sono tra i più importanti attori economici del paese.
Vivendi Italia sarà un ulteriore passo per creare collegamenti con il mondo culturale e artistico. Saremo attenti alle opportunità di investimento che si presenteranno nel panorama delle industrie creative. Quanto alla joint venture, fa parte dell’ambiziosa strategia di convergenza attualmente sviluppata da Tim e verrà sottoposta a un nuovo processo di approvazione».
Al puzzle mancherebbe Mediaset, ma pare che non abbia più intenzione di andare avanti con la trattativa.
«Rimango convinto che un accordo sarebbe positivo, il progetto strategico ha ancora più senso oggi rispetto a 18 mesi fa».
Che cosa pensa dello spinoff della rete di Tim? é convinto che ora si possa fare?
«C’è una proposta molto seria frutto di un approfondito lavoro del management Tim, che verrà valutato dal consiglio del 6 marzo».