Corriere della Sera

Un Mazzarri nuovo al derby «Sono sereno, non è wrestling»

Fuma meno, salta i pasti, elogia Allegri. «Il Torino per me è più forte di tutti» Dito medio di un bianconero, finale caos

- F. bon. Giampiero Timossi

TORINO Il «lanciafiam­me» entra in azione. Tranquilli, è solo uno strano accendino. «Mi piace così tanto questa avventura che ho iniziato a fumare un po’ meno», racconta Walter Mazzarri. Sereno è, anche se piove sulla città e sullo stadio Grande Torino. Prima di sapere quale squadra affronterà la prova più dura, ci si può soffermare un istante sul «lanciafiam­me»: un moschetton­e (allacciato al passante della cintura), un piccolo mulinello, un filo con all’estremità l’accendino. «Serve quando guidi: accendi la sigaretta senza distrarti». Sicurezza, prima di tutto.

Tre boccate e via. Walter Mazzarri gioca il suo primo derby a Torino, dopo aver affrontato quelli di Genova e Milano. Sono due giorni che non pranza, giovedì e venerdì ha saltato, si è rifatto a cena. «Dovevo parlare con i giocatori», spiega. «Parla e ascolta», confidano i suoi.

Il nuovo Mazzarri non deve essere molto diverso da quello che lasciò l’italia. Volò a Manchester per studiare l’inglese e poi finì con l’allenare il Watford in Premier League. Un po’ d’inglese lo ha imparato. Quel che è certo è che ha salvato anche la squadra londinese, come stava scritto negli obiettivi d’inizio stagione. Mazzarri pare fatto così: non ha il gusto delle trovate estemporan­ee, crede che lavorando «18 ore al giorno» una buona invenzione alla fine salti fuori. Ed è anche dalla cura dei dettagli che si capisce quali sono le cose importanti per questo livornese di 56 anni: abbigliame­nto essenziale, Gruppo Walter Mazzarri, 56 anni: da quando è al Torino per i granata tre vittorie e due pareggi (Ansa)

Fzero proclami, niente slogan cari al predecesso­re, anzi.

Basta dire: «Non ci attende un match di pugilato o di wrestling, se saremo ben mentalizza­ti (sic, così dice) faremo un’ottima gara». Fin qui, sulla panchina granata, ha vinto tre partite (Bologna, Benevento e Udinese), pareggiand­o in casa del Sassuolo e della Sampdoria, «la partita più bella». Quella che sì, «bisognereb­be ripetere» anche oggi nei 90 minuti più difficili, contro la Juventus. Come il «coach» ha «mentalizza­to» i suoi giocatori inale incandesce­nte nel derby Primavera. La Juve vince al 90’ con il gol di Jakupovic e al Filadelfia scoppia il finimondo. Tutto nasce dall’esultanza sopra le righe dei bianconeri sotto le tribune occupate da 2 mila tifosi granata. L’attaccante festeggia la rete non pare più un segreto: «Il Toro, per me, è la squadra più forte del mondo, devo essere convinto che i miei si battano contro tutti, lavorando con serenità per assimilare i concetti giusti».

Sereno è, anche se il Torino non vince un derby dal 26 aprile 2015. «A me tocca dare serenità a questo gruppo e fare sì che scenda in campo sereno». Lo stato d’animo (dichiarato) appare chiaro. Anche nel descrivere l’avversario, il tecnico della Juventus, l’altro toscano Massimilia­no

Lo scambio

«La stima con Max è reciproca»; la replica: «Mi sembra che siamo molto diversi»

portandosi le mani alle orecchie; Leandro Fernandes mostra il dito medio. La Juve lo multerà. Lui su Instagram chiede scusa: «È stato un gesto di reazione agli insulti razzisti e alle offese contro mia madre». Allegri. Quando Mazzarri allenava il Napoli, il milanista Allegri sbottò: «L’arbitro? Sceglilo tu». Stavolta no. Dice Mazzarri: «Allegri ha ampiamente dimostrato quanto vale, la sua carriera è sotto gli occhi di tutti, la stima e il rispetto sono reciproci». Magari no. Perché lo juventino, pochi minuti dopo, metterà un po’ di sale alla sfida e dirà «non ci conosciamo bene, a guardarci così sembriamo molto diversi». Poi c’è quello che le parole non dicono, ma per esempio raccontano che l’allenatore del Torino non è un gran cacciatore di fantasmi. All’inter, nella seconda stagione, prima di un esonero con poche spiegazion­i, gli avevano appiccato addosso anche questa etichetta. Ma chi vede fantasmi ovunque non andrebbe a vivere dove fino a qualche mese fa abitava Paulo Dybala, il «nemico» bianconero. È la casa che ha scelto Mazzarri. Forse qualcosa in lui è cambiato davvero.

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