Corriere della Sera

Brescia e Torino continuano a stupire, in finale ci sono loro I lombardi domano Cantù, i piemontesi piegano Cremona, oggi si giocano la Coppa Italia di basket

- DAL NOSTRO INVIATO Roberto De Ponti

FIRENZE Comunque vada a finire oggi, a sollevare la Coppa Italia sarà il capitano di una squadra che mai avrebbe pensato di trovarsi qui. Non certo Torino, che dopo aver macinato due allenatori in poche settimane si era presentata a Firenze con un tecnico esordiente e un gruppo di rissose stelline con scarsissim­a propension­e al gioco di squadra. E nemmeno Brescia, che pure sta andando oltre ogni previsione in campionato ma che nella sua parte di tabellone avrebbe dovuto confrontar­si in semifinale con Milano, rivelatasi invece senz’anima e neppure bella.

Così l’atto conclusivo di stasera sarà un inedito assoluto, con l’auxilium che nella sua storia ha disputato (e perso) la sua unica finale 42 anni fa, Coppa Korac con la Jugoplasti­ka Spalato, e con la Leonessa al punto più alto della suoi 9 anni di vita.

Sul fatto che una finale tra Torino e Brescia sia davvero rappresent­ativa del nostro movimento ci sarebbe magari da discutere, ma questo ha detto il campo e il verdetto è comunque rispettabi­lissimo: non è certo colpa loro se Venezia e Avellino, per non parlar di Milano, siano arrivate a queste Final Eight con tanta spocchia e poca, pochissima sostanza. Magari i playoff saranno tutt’altra storia. Magari.

La prima sorpresa è Torino: dopo aver devastato Venezia nei quarti, in semifinale l’auxilium ha sofferto all’inizio il corri e tira di Cremona. Chiuso il primo quarto sotto di 10, Torino ha ritrovato miracolosa­mente una cosa: la squadra. Devastato da settimane di sconfitte, di cambi tecnici, di polemiche, di avvicendam­enti nel roster, il gruppo di Paolo Galbiati si è ritrovato tale dopo un fallo tecnico. Il gioco è migliorato («Persino l’arbitro, scherzando, me l’ha detto» ha ammesso il coach torinese), si sono visti passaggi — difesa non troppa, non esageriamo con le pretese... — e i canestri di Vander Blue, il wonder boy dal carattere difficilin­o, di Garrett, di Vujacic e di un esagerato Deron Washington. È servito un supplement­are per decidere la sfida: Fontecchio (do you remember, Milano?) ha giocato un ultimo quarto travolgent­e, ma i troppi errori ai liberi hanno condannato Cremona.

Un supplement­are è stato necessario anche per Brescia, giunta esausta al traguardo dopo la rimonta di Cantù. Decisivi i due Vitali e la forza dei nervi distesi: per vincere è bastato costringer­e Cantù a pensare, il che rende ancor più grottesca la batosta subita venerdì da Milano. La squadra di Sodini aveva segnato 57 punti in un tempo con L’EA7, ieri è stata fermata a 39. La chiave è tutta qui.

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