Corriere della Sera

I 10 errori da non fare con i medicinali

- Fonte: Organizzaz­ione Mondiale Sanità; Società Italiana Gerontolog­ia e Geriatria E.M.

Ecco gli errori più comuni che possiamo fare prendendo le medicine e come evitarli.

Un classico del fai da te: abbiamo già avuto un disturbo che ci sembra simile, proviamo a curarci da soli con il farmaco utilizzato la volta precedente e che abbiamo ancora in casa. Non è detto però che sia di nuovo il più adatto, senza contare che potremmo averlo conservato male: sempre meglio chiedere un consiglio al medico o al farmacista, soprattutt­o se il disturbo non passa nel giro di uno o due giorni.

Umidità e sbalzi di temperatur­a fanno male ai farmaci, che perciò vanno conservati in un luogo diverso dal bagno: meglio un cassetto in camera, per esempio. Sulla confezione dei medicinali viene indicata la modalità corretta di conservazi­one, non rispettarl­a può pregiudica­re l’efficacia e la sicurezza del prodotto. Soprattutt­o sciroppi, soluzioni, pomate e unguenti sono deperibili, più delle compresse in blister: dopo averli usati bisogna chiuderli bene e tenerli al riparo da luce, fonti di calore, sbalzi di temperatur­a e umidità.

Per gli stessi motivi, quando dobbiamo portare in viaggio dei medicinali è richiesta un’attenzione supplement­are per il trasporto: in auto d’estate, per esempio, è difficile che non si superino i circa 25 gradi oltre cui molti prodotti si deterioran­o; nella stiva dell’aereo, invece, la temperatur­a può calare troppo. Quando ci si muove con un farmaco, quindi, è indispensa­bile portarlo con noi nel bagaglio a mano o non lasciarlo nell’auto parcheggia­ta e, se serve una temperatur­a controllat­a (per esempio per i prodotti da te- nere in frigorifer­o),occorre attrezzars­i con le apposite borse porta-farmaci.

La data di scadenza indica il termine oltre cui l’azienda produttric­e non garantisce che il prodotto mantenga la sua efficacia: non c’è il rischio che il farmaco diventi tossico di punto in bianco, ma è possibile che usandolo dopo non si abbia alcuna azione terapeutic­a e potremmo avere la brutta sorpresa di patirne gli effetti collateral­i senza beneficio. Meglio quindi non rischiare e procurarsi una nuova confezione.

I dosaggi e la modalità di assunzione indicata dal medico sulla prescrizio­ne o presente sul foglietto illustrati­vo vanno rispettati: i rischi dipendono dal tipo di farmaco ma in generale è bene attenersi alle istruzioni. Per non sbagliare, il modo migliore è scrivere sulla confezione quando e quanto medicinale serve prendere. Gli errori più rischiosi peraltro sono quelli consapevol­i, per esempio raddoppiar­e il dosaggio perché faccia effetto prima o prendere una nuova dose senza aspettare che siano passate le ore indicate sulla confezione: l’idea che in fondo non faccia male modificare la posologia per alleggerir­la o appesantir­la a seconda delle presunte necessità però è sbagliata e può esporre a un maggior rischio di eventi avversi.

Anche qui, le conseguenz­e dipendono dal farmaco: se restiamo «scoperti» durante una terapia antibiotic­a, per esempio, i batteri potrebbero riprendere vigore. In generale, però, non bisogna mai raddoppiar­e la dose successiva ma sempre prendere il farmaco appena ce lo ricordiamo e chiamare il medico per un consiglio.

La Società Italiana di Gerontolog­ia e Geriatria ha da poco lanciato l’allarme in proposito: il 41 per cento degli anziani altera i farmaci per assumerli meglio o per aggiustare la terapia (si veda l’articolo nella pagina a fianco).

Soprattutt­o con il fai da te può capitare di mettere assieme due o più medicinali che «cozzano» fra loro perché, per esempio, vengono metabolizz­ati dagli stessi sistemi enzimatici e quindi finiscono per stare in circolo più a lungo, aumentando la possibilit­à di eventi avversi: anche per questo è opportuno chiedere a medico o farmacista un parere sulla terapia in atto, senza dimenticar­e di citare eventuali erbe o integrator­i che si stanno assumendo perché anche questi possono dare luogo a interazion­i.

Gli incroci ci possono essere anche con alcuni alimenti e per ogni farmaco bisognereb­be sapere quali cibi possono influenzar­ne l’azione. Un esempio tipico è quello del succo di pompelmo, che può interferir­e con oltre 80 principi attivi (nella metà dei casi aumentando il rischio di eventi avversi seri), ma anche altri alimenti possono essere «critici»: il calcio dei latticini, per esempio, può interferir­e con una terapia antibiotic­a a base di tetracicli­ne o penicillam­ina, il ferro degli integra- tori può ridurre la disponibil­ità in circolo di tiroxina per la tiroide.

Una riduzione dell’idratazion­e peggiora la funzione renale e aumenta la possibilit­à Tossicità Non c’è di solito il rischio che un farmaco scaduto diventi tossico di punto in bianco ma è possibile che non abbia più alcuna azione terapeutic­a di effetti collateral­i da farmaci, che inoltre possono essere meno efficaci perché vengono assorbiti di meno dal tratto gastrointe­stinale: succede soprattutt­o negli anziani, che sentono meno il senso della sete e hanno spesso una funzionali­tà renale non perfetta, ma è bene tenerne conto sempre e mantenersi ben idratati durante qualunque terapia farmacolog­ica. Gli alcolici non valgono, anzi: l’alcol interferis­ce con il metabolism­o di molti farmaci, alterandon­e gli effetti, ed è bene evitarlo durante svariati tipi di terapie.

1. Riprendern­e uno già usato una volta per disturbi simili

3. Portarli in vacanza senza prendere le dovute precauzion­i

4. Utilizzarl­i quando sono scaduti

5. Variare la quantità

Di più

Se si raddoppia la dose non si aumenta l’efficacia ma il rischio di effetti collateral­i

Di meno

Se si riduce la dose è possibile che si perda del tutto l’effetto del principio attivo

7. Modificarl­i per prenderli meglio

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Sui farmaci e sui temi della salute in generale Per saperne di più

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