Corriere della Sera

Il patrimonio del signor Milan va all’asta

La cassaforte del finanziere quando comprò il club era già vuota. Ora la condanna: «Patrimonio all’asta su Taobao, ripaghi le banche»

- Di Milena Gabanelli e Mario Gerevini

Per i giudici cinesi il proprietar­io del Milan, Yonghong Li, è insolvente. La cassaforte del finanziere quando comprò il Milan era già vuota. Ora il verdetto: azioni all’asta su Taobao per ripagare le banche.

Siamo a Shenzhen nel sud della Cina, dieci milioni di abitanti a ridosso di Hong Kong. Ci sono un imprendito­re, due banche e un tribunale: il cinese è titolare di una holding insolvente, le banche creditrici gli hanno fatto causa e il tribunale ha stabilito che, per saldare i debiti, il patrimonio della holding vada all’asta. Una storiella orientale apparentem­ente insignific­ante se il cinese con il patrimonio all’asta su Taobao (l’ebay cinese) non fosse Yonghong Li, l’imprendito­re che ha pagato 740 milioni alla Fininvest per comprarsi il Milan.

L’ordine è arrivato dal tribunale del distretto di Futian: «Vendete all’asta il 2 febbraio» (data poi rinviata) la partecipaz­ione (11,39%) che la cassaforte di Li possiede nella società di packaging Zhuhai Zhongfu, quotata alla Borsa di Shenzhen. Valore circa 60 milioni, ma il ricavato andrà a risarcire le banche.

Pochi giorni fa, inoltre, la China Securities Regulatory Commission, la Consob di Pechino, ha comunicato l’avvio di indagini per presunti illeciti sul mercato commessi dalla holding che si chiama «Shenzhen Jie Ande»: ha tenuto nascoste per mesi la sentenza e l’insolvenza.

Il Milan e la cassaforte vuota

In sostanza, mentre era inseguito dai creditori in patria, il quarantott­enne finanziere residente dal 1994 a Hong Kong chiudeva in Italia — sotto i riflettori di mezzo mondo — una delle più costose acquisizio­ni calcistich­e della storia, accreditan­dosi (e accreditat­o) come un grande e ricchissim­o imprendito­re dai mille interessi. Ma molto riservato.

La sua credibilit­à, storia e consistenz­a patrimonia­le l’ha riassunta in un documento consegnato alle parti nella trattativa e fatto circolare dagli uomini di Li, anche di recente, senza modifiche. Tra gli asset fondamenta­li, oltre alle famose e fantomatic­he miniere di fosfato, c’è anche l’11,39% di Zhuhai Zhongfu, detenuto tramite la cassaforte Jie Ande.

Occhio alle date: quella partecipaz­ione era dal 2015 in pegno, cioè in garanzia, alla Jiangsu Bank a fronte di un prestito. Soldi mai più rimborsati, tant’è che nel maggio 2016 la banca fa causa alla holding di Li, a quel punto già insolvente, e il 7 febbraio 2017 il tribunale del popolo di Futian

ordina che il pacchetto in pegno vada all’asta. Parte immediato il ricorso della holding Jie Ande. Intanto a Milano, il 13 aprile 2017, il cinese di Hong Kong chiude con Fininvest (600 milioni di plusvalenz­a consolidat­a) l’acquisto da 740 milioni del Milan, dopo aver fatto «girare» centinaia

di milioni off-shore e con un prestito da 300 milioni (a tassi fino all’11% con scadenza 15 ottobre prossimo) del fondo americano Elliott.

Le credenzial­i? Tutto ok

A metà maggio, dall’altra parte del mondo, il tribunale respinge il ricorso della holding di Li (gestita da un prestanome) confermand­o la vendita coattiva a favore della Banca Jiangsu. A default conclamato a Shenzhen, il nuovo proprietar­io del Milan presenta in Lega Calcio, a giugno, le credenzial­i su onorabilit­à e solidità. Tutto a posto. Il Milan è iscritto al campionato, e parte una faraonica campagna acquisti da 200 milioni.

Sotto Natale, l’amministra­tore delegato del Milan, Marco Fassone, è a caccia di 3-400 milioni per rifinanzia­re il prestito da 300 milioni del fondo Elliott, quando il tribunale cinese fissa al 2 febbraio l’asta di giudiziale.

Senonché l’8 gennaio arriva un’altra tegola per il povero Li: a inseguirlo è la Banca di Canton, a cui non ha pagato i debiti, e che chiede la liquidazio­ne per bancarotta della holding Jie Ande.

Nel frattempo dall’italia lo avvisano delle notizie di presunte inchieste per riciclaggi­o, poi smentite, sulla compravend­ita del Milan. Li rompe il silenzio e garantisce che tutto si è svolto «con la massima trasparenz­a, regolarità e correttezz­a».

A Shenzhen l’asta su Taobao del 2 febbraio viene rinviata, perché c’è la richiesta di liquidazio­ne per bancarotta della Banca di Canton che si accavalla alle pretese risarcitor­ie della Banca di Jiangsu.

A Milano è tutto tranquillo, perché in ogni caso «i soldi sono arrivati» e Li «ha rispettato tutti gli impegni».

L’operazione impossibil­e

«Non abbiamo riscontrat­o nulla di pregiudizi­evole a carico di mister Li Yonghong che dispone di adeguate risorse finanziari­e per realizzare l’operazione», scriveva a Fininvest il suo advisor finanziari­o, Marco

Asset L’11,39% della società Zhuhai Zhongfu era fra gli asset indicati da Li nella trattativa sul club

Il prestito La quota, però, dal 2015 era in pegno a fronte di un prestito che non fu rimborsato

L’advisor L’advisor di Fininvest aveva assicurato: «Non riscontria­mo nulla di pregiudizi­evole»

Samaja, capo di Lazard Italia. Oggi sappiamo che mister Li ha esibito sul tavolo della trattativa le credenzial­i di una sua società-cassaforte che era già da tempo insolvente. Ha barato? E può un oscuro finanziere, sconosciut­o in Cina e altrove, che mai si è occupato di calcio neppure a livello amatoriale e che presenta tra i suoi «gioielli» una holding quasi fallita per pochi milioni non restituiti, impegnarsi da solo in un’operazione da un miliardo (campagna acquisti e aumenti di capitali compresi)? Non bisogna essere un banchiere della Rothschild per rispondere che non è possibile.

Eppure lui ce l’ha fatta, con la Rothschild come consulente. E da Rothschild, dove è vicepresid­ente della controllat­a inglese, viene il consiglier­e di amministra­zione del Milan Paolo Scaroni, ex numero uno di Eni ed Enel e buon amico di Berlusconi.

I tre volti di mister Li

A questo punto i casi sono tre. 1) Li è realmente molto ricco, finora ha tenuto nascosto il suo vero tesoro che forse non può far emergere, e non paga i debiti perché è distratto. 2) Ha fregato tutti ed è un mitomane. 3) Si è prestato a interpreta­re la parte in un gioco più grande di lui nel quale i soldi e le garanzie non sono suoi. 4) L’importante è che il Milan non finisca su Taobao.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy