Corriere della Sera

Lotti «mediatore» per proteggere i voti e la corsa di Piero Così la famiglia cede sul passo indietro

- di Tommaso Labate (Ansa)

«Vi faremo ringoiare ROMA tutto». Lo conoscono bene, il suono di quel verbo, gli amici e i nemici di Enzo De Luca. «Ringoiare», per il governator­e, è come il «segnale dopo cui scatenare l’inferno» di Massimo Decimo Meridio ne Il Gladiatore. L’aveva usato contro Rosy Bindi che l’aveva inserito nella lista degli “impresenta­bili”, e lui a replicare che «per me non conta vincere ma far ringoiare le cose ignobili dette su di me». L’ha usato ieri l’altro, poco dopo l’uscita dell’inchiesta di Fanpage che ha portato all’indagine sul figlio Roberto: «Vi faremo ringoiare tutto». Ma l’esito, stavolta, è stato diverso. Niente guerra, niente testa bassa. Anzi, un passo indietro, le dimissioni del secondogen­ito indagato da assessore al Bilancio del comune di Salerno, le prime dimissioni della “De Luca dinasty”, una retromarci­a che sembrava non far parte del patrimonio genetico della famiglia.

Venerdì sera, quando Fanpage pubblica il video, nessuno in famiglia pensa ad alzare bandiera bianca. Non il padre, non il fratello Piero candidato col Pd alla Camera, non il diretto interessat­o. La linea è «avanti contro tutto e tutti». Come da stile della casa. Poi, però, nella notte il quadro cambia. Il Pd nazionale comincia a premere perché si inverta la rotta. A cominciare da Matteo Renzi, che in Campania si gioca le chances residue di rimanere a galla. Salerno è un feudo che pare inespugnab­ile, e quindi i rischi sono minori. Ma a Napoli e nel resto d’italia — nel voto d’opinione che può allentare la morsa infernale tra Berlusconi e Di Maio che rischia di stritolare il Pd — l’inchiesta può fare molto male.

Sono riflession­i che alle orecchie di uno come De Luca senior si rischia di peggiorare le cose. Più che Renzi, serve un interlocut­ore che la «famiglia» è abituata a riconoscer­e come voce amica. Uno come Luca Lotti, che nel Pd campano è riuscito nell’impresa di far firmare un armistizio tra i salernitan­i di De Luca e i napoletani del consiglier­e regionale Mario Casillo. Più che un pressing, è una moral suasion. Sul corridoio diplomatic­o tra il Nazareno e Salerno si soppesano costi e benefici. L’argomentaz­ione che convince il governator­e a «dimettere» il secondogen­ito Roberto riguarda le sorti del primogenit­o Piero. E quello che significhe­rebbe perdere, a Salerno, il collegio uninominal­e in cui è riuscito a superare, nei sondaggi, gli sfidanti.

Quel collegio è un simbolo che nessun paracadute proporzion­ale può sostituire. Perderlo vorrebbe dire la rappresent­azione plastica di un impero al declino. Non si può rischiare. Roberto De Luca annuncia le dimissioni. Renzi, che fino a quel momento era stato gelido («Mi dispiace non essere riuscito a fare tutte candidatur­e belle come quelle di Paolo Siani»), cambia registro. E così, da ieri, la parola «dimissioni» entra nel vocabolari­o dei De Luca’s. Non s’erano mai fermati di fronte a nulla, il padre e i figli. Sin da ragazzi, soprattutt­o Piero, hanno acquisito lo stile del padre. Il primogenit­o era in minoranza tra i giovani Pd di Salerno? Ecco che, 15 luglio 2009, dipendenti delle municipali­zzate, accompagna­ti da ultras della Salernitan­a, trasformav­ano il congresso locale in una scazzottat­a. Ancora il primogenit­o, sempre lui, viene rinviato a giudizio per il crac di una società immobiliar­e? Nessun passo indietro

La reazione

«Gli faremo ringoiare tutto», aveva detto il governator­e. La svolta del più mite Roberto

rispetto alla candidatur­a già blindata dal Pd. Anzi, in Rete finiscono le sue foto col figlio del procurator­e capo di Salerno Corrado Lembo, Andrea, di cui è grande amico.

A Roberto, invece, amici e nemici riconoscon­o uno stile più sobrio. E dire che non era detto che venisse destinato anche lui alla politica. Più schivo e riservato di padre e fratello, l’ormai ex assessore comunale s’è ritrovato come risucchiat­o da un vortice. Della madre, invece, c’è traccia solo per una polemica innescata da Ciriaco de Mita anni fa: «Parla di sanità De Luca, che ha imposto la moglie che non aveva i titoli a un concorso di una Asl». Quella volta, De Luca fece ringoiare tutto anche al sindaco di Nusco: «È la mia ex moglie, se la veda con lei». Non si curò di lui, insomma. Guardò e passò. Insieme Roberto De Luca, 34 anni, assessore al Bilancio del Comune di Salerno che ieri si è dimesso a causa dell’inchiesta della Procura di Napoli che lo vede coinvolto, con il fratello Piero, 38 anni, candidato alla Camera a Salerno per il Pd, e il padre Vincenzo De Luca, 68 anni, governator­e della Campania dal 2015 ed ex sindaco di Salerno

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