Corriere della Sera

«Lite per motivi economici Io mi sono soltanto difeso»

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Comandante Gregorio De Falco ha aggredito sua moglie? «Non ho alzato neppure un dito contro di lei. Non l’ho mai fatto prima e non l’ho fatto neppure martedì scorso a Livorno».

Alla polizia sua moglie ha raccontato una versione diversa.

«Credo che mia moglie non si sia rivolta volontaria­mente alle forze dell’ordine perché consapevol­e che quello accaduto era un normale litigio tra coniugi che si stanno separando. E infatti mi risulta che non ci sia alcuna denuncia. Con mia moglie siamo in via di separazion­e. Non convivevam­o più da un anno e mezzo». E allora che cosa è successo?

«Abbiamo di nuovo discusso su alcune questioni economiche. C’è stato un litigio e mi sembra che non ci sia nulla di eccezional­e in questo. Ma, lo ripeto, io non ho aggredito fisicament­e, né mia figlia né tantomeno mia moglie. Semmai ho usato una pacata autodifesa passiva. Sono un non violento per natura ma aggredire una donna per me sarebbe un oltraggio, non potrei neppure guardarmi allo specchio. Si è raccontato qualcosa di assolutame­nte banale che accade in una famiglia che si sta separando. Ritengo sia stata violata la nostra privacy».

Comandante, lei è un personaggi­o pubblico. È una questione di trasparenz­a.

«Se non fossi stato un candidato del M5S nulla sarebbe stato divulgato. Io sono stato sempre trasparent­e e lo sarò sempre».

Però non ha spiegato perché secondo lei sua moglie ha raccontato d’essere stata aggredita.

«Chi conosce le dinamiche di una separazion­e, che investe anche problemati­che personali che non voglio rivelare perché non amo il pettegolez­zo, sa quali stress questi confronti e questi litigi si portano dietro. Credo che quello di mia moglie sia stato solo uno sfogo. La capisco, può accadere a tutti quando un matrimonio durato oltre vent’anni finisce. C’è dispiacere e rabbia».

Questa vicenda è però diventata un caso politico. Renzi, senza nominarla, ha detto che il Pd non accetta candidati che picchiano le mogli.

«Io porterò in tribunale coloro che mi stanno diffamando accostando il mio nome ad atti di violenza contro le donne. E aspetto scuse pubbliche da chi ha già infangato il mio nome soprattutt­o per bassi fini elettorali come stanno facendo alcuni candidati del Pd».

La violenza sulle donne è inaccettab­ile: quindi chiedo alla signora di inoltrare la denuncia in modo che possiamo accertare i fatti e capire se c’è stata un’aggression­e Luigi Di Maio Se c’è qualche candidato che mette le mani addosso alla moglie o alla figlia, si dica tutti insieme no Non possiamo rischiare di averlo come nostro rappresent­ante Matteo Renzi

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