Corriere della Sera

Oltre 40 miliardi l’anno per attuare le misure Evitare sprechi non basta

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Il programma depositato dal candidato premier dei 5 Stelle, Luigi Di Maio, è un elenco di 20 punti. Alle spalle c’è però un lungo e laborioso processo di costruzion­e in rete del programma: «Il primo al mondo votato online dai cittadini», si legge sul sito dei grillini. Da più di un anno, sulla piattaform­a Rousseau i militanti del movimento hanno avanzato, discusso e votato le proprie proposte sui capitoli del programma che sono ben 22. Leggerli tutti richiede settimane. Elementare invece l’elenco dei 20 punti nei quali il Movimento ha condensato il programma elettorale. Se le priorità si definisco in ordine di presentazi­one, al primo posto troviamo il taglio di 400 leggi inutili, ma non si indica quali, al secondo «Smart nation: nuovo lavoro e lavori nuovi», al terzo il Reddito di cittadinan­za. Un elenco di promesse anche in questo caso senza quantifica­rne il costo né indicare le coperture.

Fact checking

Nelle tre paginette con l’elenco dei 20 obiettivi programmat­ici del Movimento 5 Stelle non è possibile trovare il costo complessiv­o delle proposte. Ma molte misure sono quantifica­te. Di altre, inoltre, è noto il costo stimato, come per esempio il reddito di cittadinan­za (spetterebb­e a 9 milioni di italiani con reddito inferiore alla soglia di povertà, pari a 780 euro per un individuo) che secondo l’istat vale 15 miliardi l’anno.

Nel programma i 5 Stelle parlano esplicitam­ente di 2 miliardi per la riforma dei centri per l’impiego, di 50 miliardi di euro di investimen­ti pubblici in 5 anni nei settori strategici, di 17 miliardi annui per aiutare le famiglie con figli. Solo così siamo complessiv­amente a oltre 40 miliardi l’anno. Cui bisognereb­be aggiungere la spesa per le proposte non quantifica­te: investimen­ti per la digitalizz­azione della pubblica amministra­zione, riduzione delle aliquote Irpef e niente tasse fino a 10 mila euro, «riduzione shock» del cuneo fiscale e dell’irap per le piccole e medie imprese, 10 mila assunzioni nelle forze dell’ordine e 10 mila nelle commission­i territoria­li per la gestione dei migranti, «superament­o della legge Fornero», «risarcimen­ti ai risparmiat­ori truffati», «aumento delle risorse per la sanità pubblica», «incremento della spesa pubblica per l’istruzione scolastica». Credibile o forse auspicabil­e appare la proposta di una riforma dei centri per l’impiego per una spesa di due miliardi, consideran­do la scarsità di risorse che l’italia mette su questa voce rispetto per esempio alla Germania.

Poco credibile invece la previsione di realizzare sia il reddito di cittadinan­za sia l’intervento a favore delle famiglie con figli per un costo complessiv­o annuo superiore di quasi 35 miliardi. Forse l’ottimismo dei 5 Stelle nasce dalla fiducia illimitata sulle risorse che saprebbero recuperare dove tutti gli altri hanno fallito: 50 miliardi di coperture, infatti, dovrebbe arrivare da «tagli agli sprechi e ai costi della politica: pensioni d’oro, vitalizi, privilegi, opere inutili, partecipat­e, spending review». Non manca la «lotta alla grande evasione fiscale». Ma in definitiva si confida in «più ricchezza grazie a maggiori investimen­ti in deficit», senza troppo badare ai vincoli Ue.

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