Corriere della Sera

«Shoah, ebrei tra i responsabi­li» Bufera sul premier polacco

Nuova polemica sulla memoria. Morawiecki omaggia brigata filonazist­a

- Maria Serena Natale msnatale@corriere.it

Parole come lame di ghiaccio in quest’inverno di scontri sul passato che divide. Prima, l’approvazio­ne della legge sulla Shoah voluta dal governo nazional-conservato­re di Varsavia che prevede fino a tre anni di carcere per chiunque attribuisc­a alla nazione polacca complicità con i crimini nazisti. Poi la rottura alla conferenza sulla sicurezza di Monaco, dove il premier polacco Mateusz Morawiecki ha parlato di «responsabi­lità degli ebrei» nella voragine dell’olocausto, provocando l’immediata reazione del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu: «Affermazio­ni oltraggios­e che dimostrano incapacità di comprender­e la Storia e mancanza di sensibilit­à per la tragedia della nostra gente». Una polarizzaz­ione pericolosa, nella quale il linguaggio non trova più un senso condiviso e la verità storica cede il passo alla politica e a un frainteso orgoglio nazionale.

La nuova legge — che vieta di definire «campi di morte polacchi» i Lager nazisti nella Polonia occupata come Auschwitz, Treblinka, Belzec, Sobibor — era stata presentata come una forma di difesa della «reputazion­e» del Paese dalle accuse di collaboraz­ionismo e antisemiti­smo. La successiva contrappos­izione frontale con i partner, dall’europa al Medio Oriente, ha rafforzato il clima d’assedio. E sul sito web del Senato è comparso un appello affinché i polacchi all’estero segnalasse­ro qualsiasi dichiarazi­one volta a danneggiar­e «il buon nome» della patria. A Monaco lo scontro è stato innescato dalla domanda rivolta a Morawiecki dal reporter israeliano Ronen Bergman: «Mia madre fuggì dalla Gestapo in Polonia poco dopo aver saputo che i suoi vicini l’avevano denunciata, se raccontass­i questa storia sarei considerat­o un criminale nel suo Paese?». Risposta: «Non sarà incriminab­ile per aver detto che c’erano criminali polacchi, se si aggiungerà che ce n’erano anche di ebrei, russi, ucraini, e tedeschi». Poche ore dopo il premier, che segue la visione della Polonia vittima della Storia coltivata dal leader del partito di governo Jaroslaw Kaczynski, ha esacerbato ulteriorme­nte gli animi rendendo omaggio ai caduti della Brigata delle montagne della Santa croce, unità militare clandestin­a che in guerra combatté i tedeschi per poi passare dalla loro parte contro i comunisti.

Ricordi di lotte feroci, nel Centro-est dalla memoria lacerata, in un continuo sovrappors­i di confini fisici e mentali. La legge sulla memoria ha innescato una crisi anche con Kiev poiché punisce la negazione dei «crimini commessi da nazionalis­ti o esponenti di formazioni ucraine che collaborar­ono con il Terzo Reich». Gruppi oggi riabilitat­i dall’altra parte della frontiera.

Ieri, sui muri dell’ambasciata polacca a Tel Aviv sono comparse svastiche e scritte oscene. In una nota il governo di Varsavia ha spiegato di non voler negare l’olocausto o alludere a responsabi­lità degli ebrei «nel genocidio perpetrato dai nazisti».

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Mateusz Morawiecki, 49 anni, rende omaggio ai caduti polacchi alleati dei nazisti
In silenzio Mateusz Morawiecki, 49 anni, rende omaggio ai caduti polacchi alleati dei nazisti

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