«Sergio Leone? Mai contento Ho pianto due volte nella vita per Mission e papa Francesco»
Il compositore: il regista con cui lavoro meglio è Tornatore
M di Pier Luigi Vercesi aestro Ennio Morricone, quest’anno lei compie novant’anni. Di soddisfazioni nella vita ne ha avute tante. Manca qualcosa all’appello?
Quale?
«Professionalmente l’avrei…».
«Scoprire perché papa Francesco non ama la musica. Che abbia fatto un fioretto?».
Perché dice questo?
no. Ma un
«Un giorno il produttore Fernando Ghia mi trascinò a Londra per assistere, insieme al regista Roland Joffé, alla proiezione di un film senza musiche. Era una storia ambientata nel Seicento, nell’attuale Paraguay; raccontava di gesuiti che convertivano gli indios cercando di strapparli alla schiavitù. Alla fine venivano tutti massacrati».
È la trama di «Mission»…
«Esatto. All’ultima scena piangevo come un bambino. Lasciatelo così, dissi, la musica non serve. Alla fine accettai l’incarico. Un lavoro difficilissimo. Jeremy Irons, padre Gabriel, suonava l’oboe, quindi dovevo scrivere un brano per quello strumento. Che musica sacra si suonava in quel periodo? Studiai Claudio Monteverdi e Pierluigi da Palestrina. Infine, la domanda senza risposta: e il canto degli indios? Mi venne un’intuizione: tatta tatatatta tatatatta tatatatta, tatatta titti… Montammo la musica e riproiettammo il film. Ghia era entusiasta, Joffé e il produttore americano soddisfatti, il produttore inglese deluso».
Grande intuito, l’inglese…
«Venni a sapere che lui voleva un altro compositore. Ero solo il rincalzo perché l’altro era in giro per concerti. “Maria (chiede il maestro alla moglie che sta trafficando in cucina), ricordi chi doveva essere il compositore di Mission?”. “Bernstein”».
Non proprio l’ultimo arrivato.
tarlo