Corriere della Sera

ENNIO MORRICONE

-

Chi è

● Ennio Morricone, romano, compirà 90 anni il prossimo 11 novembre

● Dopo il diploma al conservato­rio in composizio­ne, inizia la sua carriera di compositor­e per il cinema nel 1961 con «Il federale» di Luciano Salce

● Il successo a livello mondiale arriva grazie alla collaboraz­ione con Sergio Leone, per il quale compone le musiche di sei film

● In carriera (oltre 450 film) ha ricevuto un Oscar, un Leone d’oro e un Oscar alla carriera, 27 dischi d’oro e 7 di platino

Nastro d’argento e quell’anno fu campione d’incassi. Fu allora che Hollywood si accorse di lei?

«Il fischio fu un regalo per Sergio. Quando lo sentì gli brillarono gli occhi. Solo che poi dovevo metterlo in tutti i film. Al terzo mi rifiutai: “Ebbasta fischià!”. Ma dovetti inventarne un’altra: aahaaha uauauo aahaaha uauauo, il coyote, realizzato con due voci strozzate messe insieme. Felice come una Pasqua, voleva però anche il fischio. Sa una cosa? Quella è la peggior musica che ho scritto. Un anno dopo, “Per un pugno di dollari” era ancora nelle sale e con Sergio andammo a vederlo al Cinema Quirinale. Uscendo, ci guardammo e, nello stesso istante, esclamammo: “Che brutto film!”».

Così vi dedicaste a qualcosa di più impegnato, come «C’era una volta in America».

«“C’era una volta in America” l’ho scritto a Los Angeles mentre aspettavo Zeffirelli, per il quale dovevo realizzare una colonna sonora che poi rifiutai di fare perché mi giocò un brutto scherzo. Con Franco tornai per l’“amleto”. Dopo di che non accettai più lavori da lui. Non c’era intesa. Con Pasolini si creò invece un buon rapporto. Era un uomo discreto, gentile, delicato. Non ho mai colto un sorriso sul suo volto. S’illuminava solo se lo raggiungev­ano Ninetto Davoli e Sergio Citti. Quando lo uccisero, gli dedicai l’ultimo brano composto per “Salò o le 120 giornate di Sodoma”. Lo titolai: “Addio a Pier Paolo Pasolini”. Comunque ho quasi sempre lavorato con registi impegnati».

Qual è il migliore?

«Secondo i miei parametri Giuseppe Tornatore. Un altro grande è stato Elio Petri. Quando realizzai le musiche per “Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto”, non volle che andassi al mixaggio e mi mostrò il film già montato. Si spensero le luci, Elio era seduto alla mia sinistra. La musica era mia, ma di un altro lavoro. “Elio, sei matto, hai cambiato la musica”. “Sì, non senti com’è bella”. “Ma non c’entra nulla, è una stronzata!”. “Non senti che cori magnifici, Ennio, è la sua”. “Levala, ti prego levala”. Così per mezz’ora. Alla fine capitolai: “Sai che ti dico? Vai a sbattere”. A quel punto si rispensero le luci e ripartì il film con le musiche giuste. Era stato uno scherzo atroce».

I suoi genitori hanno fatto in tempo a godere dei suoi successi?

«Mio padre pensava che se lui era riuscito a mantenere la famiglia con la tromba avrei potuto farlo anch’io. Mia madre è morta dicendomi: “Mi raccomando, Ennio, scrivi delle belle canzoni orecchiabi­li”».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy