MENO STUDENTI, PIÙ OPERAI? OGNI PERCORSO HA DIGNITÀ
Caro direttore, il fenomeno dell’alto numero di giovani che ha terminato la scuola, ma purtroppo non ha ancora trovato un lavoro, è il risultato di uno dei difetti più gravi del nostro mercato del lavoro: il cattivo coordinamento tra sistema scolastico-formativo e tessuto produttivo, che si manifesta anche nella mancanza di servizi efficienti e capillari di orientamento scolastico e professionale. È uno scenario di cui i giovani non sono direttamente responsabili.
Gentile signor Zirilli,
Nei giorni scorsi ha suscitato polemiche la lettera degli industriali di Cuneo rivolta a famiglie e studenti impegnati nella scelta della scuola superiore e dell’università. In sostanza il consiglio era di non farsi illusioni che il «pezzo di carta» sia un passepartout per trovare lavoro. Meglio qualche anno di studio in meno a favore di una formazione come operaio o tecnico specializzato, figure che le aziende del Nord fanno fatica a trovare. Il tema, al di là del modo estremo in cui è stato posto, è molto serio. Nel nostro Paese c’è stata una svalutazione del lavoro manuale incomprensibile, gli istituti tecnici e professionali sono considerati spesso dalle famiglie una scelta di serie B. Completamente diversa la situazione, ad esempio, in Germania dove dopo la scuola dell’obbligo lavoro e formazione in azienda si alternano con risultati ottimi dal punto di vista dell’occupazione giovanile. Le colpe sono sicuramente del nostro sistema scolastico ma anche le aziende debbono farsi un esame di coscienza: quando gli stage vengono utilizzati per mettere i ragazzi a fare fotocopie non si fa un buon servizio alla formazione. L’appello giusto dovrebbe alla fine essere questo: studiate di più, specializzatevi di più, ogni percorso e ogni lavoro ha la stessa dignità. E magari aumentiamo il numero dei laureati (soprattutto nelle materie tecniche e scientifiche), visto che abbiamo il record negativo in Europa.