Le maschere di Crozza, incarnazione di vizi e manie del nostro Paese
E tornato Maurizio Crozza con la sua galleria di maschere, una sfilata di personaggi incarnazione di vizi e manie del nostro tormentato Paese, che per sua fortuna non smette mai di fornirgli materiale umano adeguato. Fratelli di Crozza è un programma che si nutre d’attualità e la campagna elettorale è un potente motore di accensione per personaggi e discorsi votati alla farsa, per teatrini che facilmente nelle sue mani si trasformano in satira: da qui al 4 marzo e oltre si annunciano delle puntate particolarmente vibranti (canale Nove, venerdì, ore 21.20).
I personaggi che Maurizio Crozza imita non sono tutti riusciti allo stesso modo: ci sono quelli «storici», di cui è stato capace di seguire l’arco di trasformazione nel tempo e sono diventati dei classici della satira, vedi Berlusconi e Montezemolo. Ci sono quelli più veri del vero, in cui la maschera dell’imitazione è più forte dell’originale e ha sostituito nell’immaginario collettivo la reale persona, vedi il caso di Antonio Razzi.
Ci sono quelli che balzano all’improvviso al centro del dibattito pubblico per qualche episodio curioso, piccolo o grande, vedi Sting e il suo italiano stentato esibito a Sanremo: in questi casi la velocità di esecuzione è tutto e quando la corrispondenza è immediatamente riuscita l’effetto è esilarante. In altri casi il processo di «morphing», quella tecnica di trasformazione graduale e senza soluzione di continuità tra due volti di forma diversa, è meno veloce, più stentato, sia dal punto di vista estetico che concettuale. È quello che è avvenuto con alcuni nuovi personaggi, al momento meno convincenti e forti.
Passato quasi un anno dal suo arrivo sul Nove, il canale a vocazione generalista del gruppo Discovery, appare evidente che quello di Crozza è un brand sostanzialmente «indifferente» al contenitore che lo ospita: Crozza fa Crozza, qualunque sia la sua collocazione di canale.