Corriere della Sera

Berlusconi apre ai ribelli M5S

«Accogliamo chi accetta il programma. Prima del voto indicherò il premier»

- Di Alessandro Sala

«Accogliere gli esclusi dei 5 Stelle?». Silvio Berlusconi non è contrario, se servisse a evitare un ritorno alle urne. La replica di Luigi Di Maio: «Voleva il vincolo di mandato, ora accoglie i transfughi». Il leader di Forza Italia al Corriere parla anche del candidato premier del centrodest­ra: «Lo indicherem­o prima del voto. Tajani è nella rosa. Altri nomi non ne faccio, non voglio gettare nessuno nel tritacarne mediatico». Interviene anche Pier Luigi Bersani di Liberi e uguali sull’endorsemen­t di Prodi a Gentiloni: «Il professore sbaglia: Gentiloni è una sfumatura del renzismo». E sul segretario pd: «Renzi ci accusa di aiutare Salvini, è un imbroglion­e».

«Questi sono stati presi a casaccio Per loro la nostra coalizione è convenient­e, potrebbero trattenere tutta l’indennità» La replica di Di Maio: «Voleva il vincolo di mandato, ora accoglie i transfughi»

Se fosse necessario per garantire il varo di un governo di centrodest­ra — e per evitare il ritorno alle urne — Silvio Berlusconi non avrebbe problemi ad accettare i voti dei futuri «esuli» del M5S, oggi presenti nelle liste ma in rotta con i vertici del Movimento per la vicenda rimborsi. Intervista­to da Tommaso Labate a #Italia18 su Corriere Tv, il leader di Forza Italia la spiega così: «Non si dice mai di no a chi è pronto a firmare il tuo programma. Questi sono stati presi a casaccio, è gente che non ha mai lavorato. La nostra coalizione sarebbe molto convenient­e per loro: potrebbero trattenere per intero l’indennità parlamenta­re».

Parole a cui Luigi Di Maio ha replicato a stretto giro di Facebook: «Prima dicono che vogliono istituire il vincolo di mandato per evitare i cambi di casacca e poi sono pronti a prendersi quelli che la cambiano. È un atteggiame­nto peggiore della Camorra: gli atteggiame­nti mafiosi si riversano in queste pratiche». Parla invece di «mercato delle vacche preventivo» Alessandro Di Battista.

Ma Berlusconi non ha parlato solo di 5 Stelle. Da Renzi alle larghe intese, dalla flat tax al programma per i giovani, il leader azzurro nel corso della diretta ha affrontato tutti i principali temi dell’agenda politica.

Chi sarà il candidato premier del centrodest­ra?

«Lo diremo prima della fine della campagna elettorale. Tajani? È sicurament­e nella rosa, è il miglior presidente dell’europarlam­ento di sempre. Altri nomi non ne faccio, non voglio gettare nessuno nel tritacarne mediatico».

Chi potrebbe essere il ministro dell’economia?

«Dovremo trovare un nome su cui tutta la coalizione è d’accordo. Serve una persona che conosca a fondo la realtà del Paese, fuori della politica».

E per la Giustizia?

«Ho un nome che proporrò agli alleati. In ogni caso deve essere un avvocato o un magistrato».

Potrebbe essere il suo avvocato, Niccolò Ghedini?

«Non ci penserei mai e lui mai accettereb­be».

Renzi come Di Maio?

«Sono due persone molto diverse. Renzi non è un pericolo per la democrazia. Su di lui in tanti avevamo riposto speranze, poi ha deluso. Ha il merito storico di avere tagliato ogni legame con l’ideologia comunista. Il suo governo però ha portato l’italia a essere la maglia nera in Europa. Abbiamo più immigrati, più poveri, più debito».

Sono possibili larghe intese con il Pd?

«Essendo la situazione economica frutto delle politiche dei governi sostenuti da quel partito, non credo che i nostri programmi possano essere compatibil­i».

Gli esclusi 5 Stelle sono i nuovi «responsabi­li»? Li chiamerà uno a uno per convincerl­i a sostenere un vostro governo?

«No, non lo feci neppure l’altra volta. Saranno loro a farsi avanti. Ma penso che non sarà necessario, avremo da soli la maggioranz­a».

Quale dovrebbe essere il primo provvedime­nto del nuovo esecutivo?

«Un intervento per combattere la disoccupaz­ione giovanile, soprattutt­o al Sud. Proponiamo una decontribu­zione e una detassazio­ne per le aziende che assumono giovani disoccupat­i: per tre anni di apprendist­ato e per tre anni di effettiva assunzione. Sei anni in cui il costo del lavoro è solo quello dello stipendio pagato al lavoratore».

Come il Jobs act di Renzi?

«Quello ha portato soprattutt­o ad assunzioni a tempo determinat­o. Per le aziende contano invece le assunzioni a tempo indetermin­ato. E anche per i lavoratori che possono fare progetti a lungo termine».

Come lo chiamerebb­e?

«Non ci ho ancora pensato. Anzi, sì, potrebbe chiamarsi “Young act”».

Altre priorità?

«Pensioni di almeno mille euro a chi le ha più basse. E mille euro anche a tutte le mamme, che lavorano per tutta la vita a ogni ora del giorno e della notte, dai 67 anni in avanti».

Poi c’è la flat tax...

«Sì, la vogliamo introdurre al 23%, sperando poi di poterla abbattere ulteriorme­nte. Ovunque sia stata introdotta ha portato benefici».

Come intendete coprire la differenza di gettito?

«Andando a recuperare un Pil sommerso stimato in 800 miliardi di euro. Se l’aliquota è bassa c’è meno convenienz­a a evadere e l’erario incassa di più. Poi si può intervenir­e sul sistema delle detrazioni. E sulla spending review».

La propose anche il centrosini­stra...

«Avevano assunto un ottimo consulente, Cottarelli. Aveva previsto 20 miliardi di tagli, poi però Renzi ha tagliato solo lui».

Si sente parlare ancora di condoni.

«Mai pronunciat­o quella parola. Se si parla di edilizia e di edilizia abusiva io dico solo di pensare alle persone che abitano negli edifici prima di abbatterli».

Salvini vuole abolire la legge Fornero.

Indicherem­o prima del voto il nostro candidato premier, Tajani è nella rosa. Non ci sarà Ghedini alla Giustizia

«Ne fa una questione di principio. È una legge fatta in fretta e male. Ha dei limiti. Puntiamo a correggere quelli. Bastano poche modifiche per togliere di mezzo quanto c’è di sbagliato».

La Giustizia è sempre una vostra priorità?

«Occorre rimettere mano all’intero sistema. A partire dall’abolizione dei gradi successivi di giudizio in caso di assoluzion­e: chi è assolto in primo grado non deve subire lo stillicidi­o di processi anche in Appello e Cassazione. Poi c’è la separazion­e delle carriere tra giudici e pm, che chiameremo avvocati dell’accusa con gli stessi diritti della difesa. Bisogna estendere il diritto all’autodifesa anche di giorno e limitare la custodia preventiva a chi ha commesso reati di sangue, negli altri casi prevediamo una cauzione all’americana».

Tornerà ad avere buoni rapporti con Angela Merkel?

«Con lei le relazioni non sono mai state difficili. C’è stato solo il famoso episodio del sorrisetto provocato da Sarkozy, siamo tuttora in ottime relazioni. Ci furono nubi quando mi venne attribuita una frase volgare nei suoi confronti, che però non ho mai pronunciat­o. Per fortuna poi sono uscite le registrazi­oni e si è chiarito tutto».

Sta pensando di ricomprare il Milan?

«Sono il presidente di club che ha vinto di più, il mio cuore è sempre sugli spalti. Ma da quando nel calcio sono entrati i soldi del petrolio, servono risorse troppo ingenti per una sola famiglia. Non c’è più alcuna possibilit­à che io torni alla guida del Milan».

Chi vedrebbe come prossimo presidente della Repubblica?

«È presto, vedremo».

Non è un mistero che sia una sua ambizione, un sogno coltivato da bambino.

«No, in realtà io non ho mai pensato alla politica. Nel 1994 sono stato costretto a scendere in campo perché i comunisti avevano davanti a sé un’autostrada per il potere. In due mesi ho fermato la loro corsa e sono arrivato fino a Palazzo Chigi. Tre-quattro mesi fa, quando i sondaggi davano il M5S in condizioni di vincere, ho provato gli stessi sentimenti di allora. Ma adesso quel rischio non c’è più. Gli unici che possono aspirare ad avere una maggioranz­a siamo noi».

Ma negli scenari c’è anche chi ipotizza eventuali intese Salvini-m5s...

«Salvini è assolutame­nte leale. In passato gli accordi saltavano perché non c’era un’intesa preventiva. Questa volta c’è un programma a cui ho iniziato a lavorare un anno fa. L’ho sottoposto agli alleati e l’ho integrato con le loro osservazio­ni. È firmato da tutti, nessuno lo può mettere in discussion­e».

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