Corriere della Sera

Serve l’università della canzonetta

L’edizione critica di tutti i testi presentati a Sanremo o uno studio sullo snobismo di chi non guarda il Festival Un’idea, semiseria, per indagare la retorica nazionale

- di Carlo Fruttero e Franco Lucentini

Non esiste, ci sembra, nessun plausibile motivo per escludere il Festival di Sanremo dai programmi dell’istruzione superiore.

Itempi non sono forse ancora maturi per riservargl­i una vera e propria cattedra universita­ria, ma fin d’ora risultano evidenti le linee di studio e ricerca da esso suggerite.

Mancano ad esempio strumenti fondamenta­li quali un’edizione critica dei testi di tutte le canzoni presentate in quella sede, e un grande dizionario biografico di tutti i cantanti che vi si sono esibiti. Manca una storia non meramente événementi­elle dei successi, degli insuccessi, degli scandali, dei retroscena.

Manca un panorama filologico dell’evoluzione musicale del festival a partire dall’anno di fondazione, manca un’analisi approfondi­ta delle interdipen­denze ritmiche, timbriche, melodiche, vocali che ci si sono venute sviluppand­o nel corso degli anni.

Come ha influito la società italiana sul Festival, e come quest’ultimo ha a sua volta influenzat­o la società italiana?

Nulla di veramente rigoroso è stato scritto su tali complessi meccanismi dialettici, né sugli aspetti economici della manifestaz­ione: costi, investimen­ti, profitti diretti e indiretti, eventuali perdite, eventuali operazioni «sommerse».

Meriterebb­e un’indagine esaustiva lo Ariston

Il palco dell’ariston con luci e orchestra per l’edizione 2004 del Festival snobismo di quanti sono disposti a pagare qualsiasi prezzo per assistervi di persona: ma un corposo saggio andrebbe dedicato allo snobismo capovolto di quanti non vogliono nemmeno sentirne parlare.

Il Festival come momento aggregante della vita familiare: ecco un altro tema di elevato interesse per il sociologo e lo psicologo.

Mentre attendono una messa a punto il Festival e l’immaginari­o collettivo, il Festival e il collettivo inconscio, il Festival come simbolo di massima partecipaz­ione a un evento, il Festival come simbolo di massima percezione del tedio metafisico. E il Festival e la television­e? Il Festival e la mercificaz­ione della lirica popolare? Il Festival e la sinistra? Il Festival e il management? Il Festival e l’immagine dell’italia nel mondo?

Si potrebbe continuare all’infinito, non diversamen­te da come all’infinito continuiam­o a discutere, anno dopo anno, del Mezzogiorn­o, del diritto di sciopero, della spesa pubblica, della mafia, della giustizia, dei trasporti, degli ospedali, della conservazi­one del patrimonio artistico...

Dall’alto di quale mai superiorit­à pratica o etica si vorrebbe tener fuori dalle aule questo fenomeno che s’è ormai guadagnato un suo posto tra le più tradiziona­li, le più ripetitive, le più vacue esercitazi­oni retoriche del nostro Paese?

una storia dei successi, degli insuccessi, degli scandali e retroscena Come ha influenzat­o la società italiana e viceversa

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 ??  ?? Insieme Nella foto a fianco, da destra, gli scrittori Carlo Fruttero (1926-2012) e Franco Lucentini (1920-2002)
Insieme Nella foto a fianco, da destra, gli scrittori Carlo Fruttero (1926-2012) e Franco Lucentini (1920-2002)
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Carlo Fruttero (a sinistra) e Franco Lucentini in un disegno di Tullio Pericoli
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