Caso Embraco, lente Ue sugli aiuti di Stato
Calenda da Vestager. Il ministro ai lavoratori: «Noi non molliamo». Tajani: situazione inaccettabile
BRUXELLES Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda ha portato in Europa il problema della concorrenza sleale di altri Paesi membri, quando attirano imprese da altri Stati Ue offrendo incentivi e basso costo del lavoro grazie ai fondi comunitari. Ha preso spunto dal caso della Embraco di Riva di Chieri (Torino), produttrice di compressori per frigoriferi e controllata dalla multinazionale Whirlpool, che ha messo in mobilità 497 lavoratori per trasferire la produzione in Slovacchia. A Bruxelles ha chiesto l’intervento della Commissione europea perché a Roma sospettano che miliardi di euro di fondi strutturali Ue, destinati alla Slovacchia per stimolare l’economia nazionale, possano in realtà essere usati per attirare imprese anche dal resto dell’europa. Ha incontrato la commissaria responsabile dell’antitrust, la danese Margrethe Vestager, competente per sanzionare gli aiuti di Stato illegali distorsivi della Concorrenza.
«Quello che chiediamo alla commissaria sono due cose operative — ha detto il ministro dello Sviluppo economico dopo l’incontro —. La prima è verificare se c’è stato un uso di aiuti di Stato illegittimi su Honeywell ed Embraco. E poi di verificare se la proposta di un fondo di aggiustamento per la globalizzazione da parte del governo italiano, che aumenti l’intensità degli aiuti concessi nei casi di deindustrializzazione, sia una cosa fattibile» in relazione alla normativa Ue. Il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, a Bruxelles per l’ecofin e per incontrare il commissario Ue tedesco Gunther Oettinger, ha precisato che «l’italia rispetta le regole sugli aiuti di Stato e si aspetta che lo facciano anche gli altri partner».
Calenda ha detto che l’incontro con la Vestager «è andato bene» perché ha «molto ben chiaro il problema» e gli avrebbe assicurato che «la Commissione è molto intransigente nel verificare i casi segnalati in cui c’è un problema o di uso sbagliato o non consentito degli aiuti o, peggio, di aiuto di Stato per attrarre da Paesi che sono parte dell’ue». A Roma sono consapevoli che non è possibile bloccare un’impresa che vuole trasferirsi. «Mica possiamo mandare i carabinieri...», ha ammesso Calenda, spiegando che l’obiettivo è concordare questi processi con i tempi necessari per trovare alternative, come è avvenuto con altre multinazionali. Vestager, che nel suo settore ha poteri decisionali (mentre gli altri commissari fanno principalmente valutazioni e proposte), è consapevole dell’accesa campagna elettorale in corso in Italia. Ha accolto il suo interlocutore con cortesia e prudenza, ma ha poi fatto sapere dal portavoce di non essere ancora nella posizione di «commentare». Calenda ha dichiarato di aspettarsi però già oggi — dopo la riunione settimanale dei 28 commissari Ue — «una conferenza stampa» della danese con la sua posizione sulla richiesta del governo italiano.
Il ministro dello Sviluppo economico si è recato poi dal presidente dell’europarlamento Antonio Tajani per estendere il coinvolgimento dell’europa anche nel livello politico. Ha trovato ampie aperture. Tajani ha definito il caso Embraco «una situazione inaccettabile». Vari politici delle opposizioni hanno criticato l’iniziativa di Calenda. «Basta fare campagna elettorale sulla pelle dei lavoratori Embraco», ha accusato la delegazione degli eurodeputati del M5S. E’ intervenuto anche il segretario dei sindacati europei, Luca Visentini, promettendo per l’embraco «tutti i passi possibili per bloccare l’operazione: basta con questa prateria delocalizzatrice».
La commissaria Vestager ha fatto sapere di non essere ancora nella posizione di commentare