Il prof picchiato dai familiari dell’alunno rimproverato «Ma la scuola punisce me»
Treviso, docente contro la preside. Che replica: è un atto dovuto
“cornuto e mazziato”?», chiede. La preside Paola Rizzo ha spiegato al suo insegnante che si trattava di un atto dovuto. «È stato sollevato un dubbio sul comportamento di un professore — chiarisce la preside — ed è mio dovere capire cosa sia successo. E poi io ho fatto di tutto per aiutarlo, cercando anche di fargli scudo con il mio corpo». Una spiegazione che però viene rifiutata dall’insegnante: «Tutti a scuola hanno confermato che non ho usato violenza verso il ragazzino. Se fosse davvero così, allora perché il procedimento è ancora pendente? E perché il ragazzino è rimasto impunito?».
Incredulo e amareggiato, Falsone ha scritto una lettera alla ministra dell’istruzione Valeria Fedeli. «Le minacce di famiglie aggressive — si legge — mettono in discussione la serietà di chi lavora per costruire la conoscenza e le donne e gli uomini di domani. Quando si sbaglia, si chiede scusa. Lo spieghiamo ai ragazzi. Ma cosa dobbiamo dire quando si viene calpestati per aver svolto il proprio dovere?». Falsone, intanto, incassa il sostegno dell’assessore regionale all’istruzione, Elena Donazzan: «La scuola ha bisogno di rispetto e i professori devono poter esercitare il loro ruolo». Ma soprattutto, a rincuorare Falsone è stata un’altra lettera, stavolta inviata dai genitori dei suoi alunni: «Conosciamo le sue qualità umane, il suo rigore di pensiero e la sua correttezza», hanno scritto. E questo, più di tutto il resto, l’ha spinto a tornare in classe. «Avevo voglia di superare l’accaduto e, soprattutto, di tornare dai miei studenti». ● Al rientro dalle vacanze, Falsone ha trovato un procedimento disciplinare della scuola nei suoi confronti