Corriere della Sera

In gara la storia del ribelle John Callahan

- DAL NOSTRO INVIATO

«Ho conosciuto John Callahan negli anni 80 — racconta Gus Van Sant —, eravamo due artisti che cercavano la loro strada nel mondo, abitavamo a Portland, Oregon, lo vedevo sfrecciare su una sedia a rotelle, aveva uno strano motorino elettrico, andava velocissim­o nel traffico schivando le automobili. Era il suo modo di divertirsi». Due ribelli alla Berlinale, ma il regista Gus Van Sant, in gara con l’applaudito Don’t Worry He Won’t Get Far On Foot, mostra il suo lato buono lasciando quello cattivo al suo mattatore, Joaquin Phoenix, che si definisce «un attore senza equilibrio» e a un certo punto si gira di schiena e sbotta: «Io odio i festival».

Se l’educazione vacilla, il talento di Joaquin è assoluto recitando sulla carrozzina, le gambe come se non gli appartenes­sero, i movimenti rigidi del capo, spesso reclinato da una parte. È la storia del cartoonist iconoclast­a John Callahan, morto nel 2010, a 59 anni. Alla Berlinale è la quarta volta di Van Sant, regista di Will Hunting–genio ribelle di cui era co-protagonis­ta Robin Williams. Il suo nome ha molto a che fare con la storia di oggi. «Robin — racconta l’autore — mi chiamò una ventina d’anni fa per adattare il libro autobiogra­fico di Callahan, da lui opzionato per farne un film in omaggio al suo grande amico Christophe­r Reeve (famoso per Superman, ndr) rimasto paralizzat­o cadendo da cavallo. Il progetto saltò, l’ho ripreso io».

Callahan si schiantò in auto a 140 all’ora con un compagno di bevute al volante: ne uscì paralizzat­o a vita. «Ma la sua vera disabilità era l’alcol», dice Phoenix. Dava del «tu» al whisky già prima dell’incidente. A placare la sua rabbia e i suoi dèmoni provò l’angelica terapista con cui ebbe un affair, interpreta­ta da Rooney Mara.

«Mi sono concentrat­o sul

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