«Autobiografia erotica», l’audacia delle parole a teatro
Best seller
● Dall’«autobiografia erotica» di Domenico Starnone, best seller del 2014, il regista Andrea De Rosa ha tratto il nuovo spettacolo che debutterà dal 17 al 22 aprile al Teatro Bellini di Napoli (anteprima nazionale il 7 al Teatro Mengoni di Magione, Pescara)
Un uomo e una donna che si sono amati per una sola notte, si ritrovano vent’anni dopo in un appartamento romano. Aristide neanche si ricordava chi Mariella fosse fino a quando non ha ricevuto la mail con cui lei lo invitava. Ha accettato di incontrarla immaginando una nuova avventura; lei lo spiazza imponendogli di ripercorrere, con un linguaggio quasi pornografico ed evitando ogni idealizzazione sentimentale, quelle poche ore di sesso trascorse insieme molti anni prima. Inizia così tra i due un «gioco» verbale, ora serio, ora ironico e sfrontato, che svela poco a poco risvolti più complessi e sofferti.
Dall’autobiografia erotica di Domenico Starnone, il regista Andrea De Rosa ha tratto l’omonimo spettacolo che debutterà dal 17 al 22 aprile al Teatro Bellini di Napoli (anteprima nazionale il 7 al Teatro Mengoni di Magione, Pescara). Ne sono interpreti due attori già protagonisti di un precedente lavoro di Starnone, Lacci: Vanessa Scalera e Pier Giorgio Bellocchio. «Sono affascinato dai testi in cui i personaggi non sanno chi sono e lo scoprono poco per volta — spiega De Rosa —, come accade nel libro di Starnone. Anche il linguaggio audace con cui è scritto è stato uno dei motivi per cui ho accettato la proposta di metterlo in scena». Come ha affrontato la regia? «Ho cercato di essere equidistante, di non prendere le parti di nessuno dei due personaggi. Meno ancora di Mariella, che alle volte si rappresenta come vittima». Il suo teatro si ispira spesso a grandi classici: Autobiografia erotica si addentra invece nella modernità. «Anche nei testi contemporanei cerco la classicità. Nel libro di Starnone l’ho trovata nella ricerca dei personaggi di capire chi sono».
«È un dramma che parte come una commedia — osserva Pier Giorgio Bellocchio (protagonista al cinema di Sangue del mio sangue, diretto nel 2015 dal padre Marco) —, un progetto bello e coraggioso come non se ne vedono spesso nel nostro panorama Coppia
Alba Rohrwacher e Pier Giorgio Bellocchio nel film «Sangue del mio sangue» di Marco Bellocchio teatrale». Considera Aristide «un personaggio un po’ meschino, ma in cui credo per un uomo sia facile riconoscersi. Quando accetta l’invito di Mariella pensa di potersela portare di nuovo a letto: in realtà la sfida di lei lo costringe a una evoluzione». Che cosa ha messo di suo in questo personaggio? «Ho provato a esplorare stati d’animo in cui non mi sono mai trovato, come quello di chi rimane ma a ogni secondo vorrebbe anche andare via. Nella terra di mezzo tra queste due sospensioni ho cercato il mio Aristide». E di lei, Scalera, cosa c’è invece in Mariella? «È un personaggio complesso, molto lontano da me che sono timida e per niente seduttiva. Andrea è riuscito però a far emergere una sensualità “dark” che nemmeno sapevo di avere. Forse in comune con lei ho i silenzi e la capacità di soffrire scavando nei ricordi, nel dolore, nel rammarico, facendomi carico, come le donne spesso fanno, di responsabilità non solo mie».
Il protagonista
Pier Giorgio Bellocchio: interpreto un uomo meschino in cui però è facile riconoscersi