Corriere della Sera

Biathlon tra brividi e Var Bronzo in volata per la staffetta mista spinta dalla Vittozzi

- Flavio Vanetti

PYEONGCHAN­G Ha deciso la Var del biathlon, ma anche l’elasticità dei giudici: la manovra di Dominik Windisch non sarà stata impeccabil­e, ma non ha danneggiat­o il tedesco Arnd Peiffer nella volata della staffetta mista. L’azzurro era già davanti e l’accostata verso sinistra è partita, spaccando il centimetro — il replay è stato rivisto sei volte —, prima del limite oltre il quale scatta la squalifica. Venti minuti di stressante attesa, a causa del ricorso presentato dalla Germania, sfociano in una gioia perfino maggiore di quella che, sul traguardo, aveva salutato il bronzo-replica di quattro anni fa a Sochi. Dorothea Wierer, peperino com’è, non tace: «Dominik aveva ragione, non si è nemmeno girato: quel reclamo non avrebbe dovuto essere presentato, ci ha levato l’euforia. Loro si sentono superiori e hanno fatto una cosa tipica da tedeschi».

Emozioni e battibecch­i: roba vera. Nella disputa si intromette pure Martin Fourcade, che prima trascina la Francia alla rimonta e al titolo (terzo oro, il quinto della carriera: nessuno come lui, in patria) e poi, imbeccato sul tema, risponde così: «La giuria ha dovuto valutare rapidament­e: Dominik ha preso la decisione sbagliata, ma gli è andata bene. Vedrete che non lo rifarà». Windisch non ci sta: «Chi è davanti sceglie la linea — dice —: non ho danneggiat­o Peiffer (ndr: nell’assoluzion­e ha influito il fatto che il tedesco ha spinto fino al termine)». Poi il cazzotto in replica al francese: «Fourcade è il migliore, ma non è stato sportivo. Sulla salita si è fermato, è stato arrogante».

Che gara. E che finale. Rispetto al 2014, assieme al gigante Dominik ci sono ancora Lukas Hofer e Dorothea Wierer. Ma oggi il posto di Karin Oberhofer è di Lisa Vittozzi, la giovane che scia e spara come una veterana. È stata lei, in prima frazione, la base di questa ottava medaglia in Corea. È stata rapida e precisa al poligono, sugli sci era solida. Con lei l’italia è stata addirittur­a in testa: «Ci ho messo l’anima». Dorothea Wierer ha aggiunto il secondo mattone, con il brivido di un errore nella seconda sessione al poligono rimediato grazie alla ricarica. Lungo e interminab­ile, quel colpo: «Ho respirato una volta in più, non dovevo incassare la penalità». Sulla missione completata dalle donne ha dovuto innestarsi il rendimento dei due uomini: «Sapevo che le ragazze ci avevano portato in alto. Ho pensato: adesso sono c...», racconta Lukas Hofer. L’ha sfangata pure lui, nonostante «una sciata pesante» e i terremoti in classifica che avevano proposto, con la Germania in fuga, una Francia in rimonta, una Norvegia ribaltata in positivo dalla terza frazione di Boe e una Bielorussi­a tignosa.

In parole povere: tirava aria grama, per noi. Dominik Windisch ha pescato il bronzo quando ha tenuto alle spalle Peiffer che terminava la tornata punitiva per i due errori finali al poligono. Anche Dominik aveva sbagliato, ma aveva ricaricato e colpito in tempo: «Stai tranquillo, ce fai», si è detto. Subito dopo la discesa il neo-soprannomi­nato Principe-pensatore, posto che la Wierer è la Principess­a, ha preso l’iniziativa: «Studio prima ogni pista per capire dove attaccare: quella mossa l’ho provata l’altro giorno contro Hofer». Metodo e «scienza». Ecco la volata contestata, ecco le discussion­i con Peiffer: «Ci siamo scambiati parolacce in tedesco? No, Arnd mi ha detto che avrei vinto comunque e che se fossi andato diritto avremmo evitato la sceneggiat­a». Nel biathlon si è tutti amici. Italia e Germania lo saranno un po’ di meno: «Ma tra un po’ — assicura Dorothea — tutto passerà».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy