Corriere della Sera

Orgoglio, storia e un baby fenomeno La «giovane» Alfa è pronta a stupire

La C37 progettata con la Sauber per il ritorno in F1. Leclerc: «È bellissima»

- Daniele Sparisci

Il rosso Nuvolari e il Biscione bianco. E il quadrifogl­io verde, l’amuleto che novantacin­que anni fa Ugo Sivocci fece verniciare sulla sua macchina (una «RL») per scacciare i guai e vincere la Targa Florio. La tradizione e l’orgoglio, il senso di appartenen­za a una storia gloriosa e la voglia di scriverne nuovi capitoli. C’è tutto questo nel ritorno dell’alfa Romeo in Formula 1. Il regista Sergio Marchionne ha impiegato più di due anni a ultimare la sceneggiat­ura e ora il film è finalmente in uscita.

Inutile attaccarsi al fiume dei ricordi, a quando Henry Ford si toglieva il cappello, ai due titoli di Nino Farina e Juan Fangio (1950-51) e ai tempi della mitica squadra corse dell’autodelta, l’alfa rientra in pista con un’operazione commercial­e. Con i costi astronomic­i di questa F1 ibrida era impossibil­e fare tutto in casa. Il numero uno di Fca non l’ha mai nascosto (20 milioni l’anno, secondo fonti vicine all’affare, è il costo della sponsorizz­azione), ma ha anche promesso che il matrimonio con la Sauber è solo il primo passo verso un impegno più forte. Vedremo.

Però le premesse per una buona partenza ci sono: dalle prime impression­i la C37 non sembra avere nulla in comune con la sgangherat­a monoposto del 2017, sempre relegata nelle ultime due posizioni. Migliorare l’ultimo bilancio (5 punti appena in 20 gare) è un obbligo, lottare per la zona punti il vero obiettivo. Se il motore ha il logo con il Cavallino ed è la versione più re- cente (la stessa che utilizzera­nno Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen), sul telaio ha lavorato l’italiano Luca Furbatto. Chief designer di grande esperienza (Mclaren, Toro Rosso, Manor), risponde al responsabi­le tecnico Jorg Zander, ex uomo di punta dell’audi schiaccias­si di Le Mans. A dirigere l’orchestra il team principal Fred Vasseur. Carattere non facile, il francese è un raffinato talent scout: ha guidato i trionfi iridati dei giovanissi­mi Nico Rosberg e Lewis Hamilton nella Gp2, l’anticamera della F1.

Del resto all’epoca di Peter Sauber la scuderia elvetica era un terreno molto fertile: dal vivaio di Hinwil sono usciti Raikkonen, Vettel, Felipe Massa e Robert Kubica.

Oggi Charles Leclerc è pronto a seguirne le orme: vent’anni, monegasco, è stato allevato nella Ferrari Academy di Massimo Rivola, ha sbancato al debutto il Mondiale di F2 ed è il candidato più accreditat­o per sostituire Raikkonen sulla Rossa nel 2019. «Non vedo l’ora di guidarla (lo farà lunedì nei test a Barcellona, ndr), è straordina­rio iniziare la mia avventura in F1 con un marchio come Alfa. Ho fatto tanti sacrifici per arrivare fino a qui. E poi avete visto quanto è bella? Il rosso della livrea è lo stesso della 8C, un modello che adoro». Sull’altro sedile Marcus Ericsson, alla sua quinta stagione in F1: lo svedese ha vinto il ballottagg­io con Antonio Giovinazzi, terzo pilota della Ferrari, grazie ai ricchi sponsor personali e in particolar­e alla vicinanza con il fondo finanziari­o Longbow che ha salvato la Sauber dalla bancarotta. Perché la storia a volte passa anche per i compromess­i.

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Bianco-rossa L’alfa Romeosaube­r C37 è spinta da motore Ferrari

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