Orgoglio, storia e un baby fenomeno La «giovane» Alfa è pronta a stupire
La C37 progettata con la Sauber per il ritorno in F1. Leclerc: «È bellissima»
Il rosso Nuvolari e il Biscione bianco. E il quadrifoglio verde, l’amuleto che novantacinque anni fa Ugo Sivocci fece verniciare sulla sua macchina (una «RL») per scacciare i guai e vincere la Targa Florio. La tradizione e l’orgoglio, il senso di appartenenza a una storia gloriosa e la voglia di scriverne nuovi capitoli. C’è tutto questo nel ritorno dell’alfa Romeo in Formula 1. Il regista Sergio Marchionne ha impiegato più di due anni a ultimare la sceneggiatura e ora il film è finalmente in uscita.
Inutile attaccarsi al fiume dei ricordi, a quando Henry Ford si toglieva il cappello, ai due titoli di Nino Farina e Juan Fangio (1950-51) e ai tempi della mitica squadra corse dell’autodelta, l’alfa rientra in pista con un’operazione commerciale. Con i costi astronomici di questa F1 ibrida era impossibile fare tutto in casa. Il numero uno di Fca non l’ha mai nascosto (20 milioni l’anno, secondo fonti vicine all’affare, è il costo della sponsorizzazione), ma ha anche promesso che il matrimonio con la Sauber è solo il primo passo verso un impegno più forte. Vedremo.
Però le premesse per una buona partenza ci sono: dalle prime impressioni la C37 non sembra avere nulla in comune con la sgangherata monoposto del 2017, sempre relegata nelle ultime due posizioni. Migliorare l’ultimo bilancio (5 punti appena in 20 gare) è un obbligo, lottare per la zona punti il vero obiettivo. Se il motore ha il logo con il Cavallino ed è la versione più re- cente (la stessa che utilizzeranno Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen), sul telaio ha lavorato l’italiano Luca Furbatto. Chief designer di grande esperienza (Mclaren, Toro Rosso, Manor), risponde al responsabile tecnico Jorg Zander, ex uomo di punta dell’audi schiacciassi di Le Mans. A dirigere l’orchestra il team principal Fred Vasseur. Carattere non facile, il francese è un raffinato talent scout: ha guidato i trionfi iridati dei giovanissimi Nico Rosberg e Lewis Hamilton nella Gp2, l’anticamera della F1.
Del resto all’epoca di Peter Sauber la scuderia elvetica era un terreno molto fertile: dal vivaio di Hinwil sono usciti Raikkonen, Vettel, Felipe Massa e Robert Kubica.
Oggi Charles Leclerc è pronto a seguirne le orme: vent’anni, monegasco, è stato allevato nella Ferrari Academy di Massimo Rivola, ha sbancato al debutto il Mondiale di F2 ed è il candidato più accreditato per sostituire Raikkonen sulla Rossa nel 2019. «Non vedo l’ora di guidarla (lo farà lunedì nei test a Barcellona, ndr), è straordinario iniziare la mia avventura in F1 con un marchio come Alfa. Ho fatto tanti sacrifici per arrivare fino a qui. E poi avete visto quanto è bella? Il rosso della livrea è lo stesso della 8C, un modello che adoro». Sull’altro sedile Marcus Ericsson, alla sua quinta stagione in F1: lo svedese ha vinto il ballottaggio con Antonio Giovinazzi, terzo pilota della Ferrari, grazie ai ricchi sponsor personali e in particolare alla vicinanza con il fondo finanziario Longbow che ha salvato la Sauber dalla bancarotta. Perché la storia a volte passa anche per i compromessi.