Corriere della Sera

Tim, ispezione della Finanza Genish ritocca la squadra

L’antitrust: possibili illeciti sulla banda larga. Domani il consiglio

- di Federico De Rosa

Nuova visita della Guardia di finanza in Tim. Dopo le perquisizi­oni della scorsa settimana, ordinate dall’antitrust nell’ambito dell’indagine sul «cartello» delle bollette a 28 giorni, ieri i finanzieri sono tornati in Corso Italia, sempre su richiesta dell’authority. Questa volta nel mirino c’è l’ipotesi di condotta anticoncor­renziale messa in atto da Tim per ostacolare l’ingresso di Open Fiber nel mercato della banca larga. L’authority ha spiegato che nel corso di un’indagine avviata a giugno sarebbe emerso da parte di Tim il «tentativo di applicare, nella fornitura di servizi di accesso all’ingrosso a banda larga e ultralarga, condizioni economiche suscettibi­li di ostacolare la concorrenz­a infrastrut­turale e limitare la contendibi­lità dei clienti che acquistano i servizi all’ingrosso». In una nota Tim ha ribadito «la correttezz­a del proprio operato» affermando che «continuerà a collaborar­e fattivamen­te con l’autorità anche al fine di dimostrare la propria estraneità a qualsiasi presunto illecito».

È l’ennesima tegola per Tim. Ma anche per l’azionista di controllo Vivendi, che ha dovuto incassare pure il rifiuto di Mediaset a proseguire le trattative per evitare la causa sul mancato acquisto di Mediaset Premium. Il Tribunale di Milano aveva dato tempo alle parti fino al 27 febbraio per trovare un’accordo transattiv­o ma lunedì prossimo i legali dovrebbero comunicare ufficialme­nte che l’accordo non c’è e può quindi partire la causa miliardari­a intentata dal Biscione.

L’intesa con Mediaset avrebbe consentito al ceo di Tim, Amos Genish, di accelerare la convergenz­a sui media, snodo chiave del nuovo piano strategico di Tim di cui il manager sta mettendo a punto i dettagli insieme ai consulenti di Mc Kinsey in vista della presentazi­one al board il prossimo 6 marzo. Ma Genish sta anche lavorando alla squadra che dovrà gestire il piano. Da Leonardo arriverà Riccardo Meloni come capo del personale. Genish vorrebbe nominare inoltre un nuovo chief technology officer che potrebbe essere Alberto Ripeti, oggi con lo stesso incarico in Vodafone Europe, e starebbe pensando anche a un nuovo capo per Open Access, posizione per cui sarebbe stato sondato l’ex ceo di Ansaldo Sts, Stefano Siragusa. Potrebbe inoltre arrivare un direttore commercial­e unico e il nome che circola è quello di Corrado Sciolla, manager molto noto nel mondo delle tlc che da ultimo ha guidato le attività europee di British Telecom. Non è escluso che con l’infornata di nomine venga formalizza­to anche il ruolo di Michel Sibony come responsabi­le degli acquisti di Tim, rimuovendo così un altra incertezza. Il manager francese, che ricopre il ruolo di chief value officer di Havas ma è soprattutt­o il braccio destro di Bolloré nel Group Bolloré, ha un contratto di consulenza per ottimizzar­e l’area procuremen­t del gruppo telefonico che è finito prima nel mirino del comitato controllo e rischi di Tim, che ha ordinato un audit sul manager, e poi della Consob che ha chiesto le carte sulle verifiche interne.

Le nomine in teoria potrebbero già avvenire in occasione del consiglio convocato per venerdì. All’ordine del giorno c’è l’esame dell’offerta arrivata da F2i e Raiway per la società dei multiplex Persidera, che sarebbe stata valutata 250 milioni. Il 30% fa capo al gruppo editoriale Gedi, controllat­o dalla famiglia De Benedetti, che ha in carico la quota a un valore tale (105 milioni) che sarebbe costretta a iscrivere in bilancio una forte minusvalen­za. Per questo l’esito del board di venerdì prossimo non è scontato. La vendita è la condizione posta dalla Ue a Vivendi per poter mantenere il controllo di Tim.

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