È cambiato l’orario dei palinsesti ed è sparita la seconda serata
È cambiato l’orario dei treni, intendo l’orario dei treni televisivi. Per esempio, è sparita la seconda serata, un tempo terreno fertile di sperimentazioni. Cancellata, o quasi. Prima serata (l’ora topica del palinsesto, la più preziosa) sta diventando quella porzione che un tempo si chiamava access prime time (Striscia la notizia, Otto e mezzo, Soliti ignoti, Un posto al sole…), e serviva da traino alla seratona.
Fateci caso: martedì sera, la fiction di Rai1, L’isola dei famosi, Carta bianca, il film di Italia 1 sono iniziati alle 21.30 per finire circa a mezzanotte. Sappiamo che ora, con le piattaforme digitali tipo Rai Play, Mediaset On Demand, Rivedila7, molta tv si vede in streaming e le abitudini di consumo si sono personalizzate: ogni membro di una famiglia decide di vedere il programma che più gli aggrada, magari seduto a letto con in mano un tablet.
Se uno perde il treno, può sempre recuperarlo. Sappiamo anche che il palinsesto (dal greco palímpsèstos, «raschiato di nuovo») da tempo non ha più quella funzione di «orologio sociale» che ha svolto per anni: l’appuntamento del tg delle 20 è stato un momento di forte condivisione, una sorta di aggregatore identitario. Ma se è vero che con il palinsesto il mezzo televisivo da una parte addomestica, e in qualche modo direziona, il flusso dell’emissione e della visione televisiva, e dall’altra gioca con le temporalità sociali, ora inseguendole e ora invece dettandone il ritmo, instaurando ritualità e abitudini, ebbene se ciò è ancora vero il cambiamento in corso è anche un cambiamento della grammatica televisiva.
Il caso della prima serata lunga da morire (è impossibile seguire un talk di tre ore) non è solo un calcolo economico per ammortizzare le spese, è anche strategia, tratto distintivo, cambiamento di abitudini. Se cambia la struttura del palinsesto, cambia il modo di fare e di percepire la tv.