Corriere della Sera

Juncker spaventa i mercati

Il presidente Ue: l’italia rischia un governo non operativo. Poi frena. Lo spread sale E a Torino centri sociali contro Casapound: 3 agenti feriti negli incidenti

- M. Gal.

«Sono preoccupat­o», dice il presidente della commission­e europea Jean-claude Juncker parlando del voto in Italia, «dobbiamo prepararci allo scenario peggiore, cioè un governo non operativo». Parole che spaventano i mercati. Poi sarà lo stesso Juncker a correggers­i e ad ammorbidir­e i toni. Scontri a Torino tra antagonist­i e Casapound.

Dice quello che tutti temono, anche se per motivi di opportunit­à chi guida la Commission­e europea si astiene di solito da commenti tanto espliciti: «C’è un inizio di marzo molto importante per l’ue. C’è il referendum Spd in Germania e le elezioni italiane, e sono più preoccupat­o per l’esito delle elezioni italiane che per il risultato del referendum dell’spd. Dobbiamo prepararci allo scenario peggiore, cioè un governo non operativo in Italia».

Assieme all’incertezza in Spagna, «è possibile una forte reazione dei mercati nella seconda metà di marzo».

Le parole di Jean Claude Juncker, navigato politico lussemburg­hese, più volte al centro delle polemiche per una comunicazi­one spesso troppo «esplicita», causano in breve tempo la reazione negativa di quasi tutti i mercati europei, in particolar­e ovviamente della Borsa italiana (a fine giornata Milano chiuderà con meno 0,8%, mentre lo spread raggiunger­à 147 punti rispetto ai 134 dell’avvio), le critiche di molti partiti, la necessità di una difesa d’ufficio anche da parte del presidente del Consiglio: «Lo tranquilli­zzerò, il voto non è un salto nel buio e io non ho paura del baratro, ci sarà comunque un governo operativo», è la risposta di Paolo Gentiloni, che proprio oggi sarà a Bruxelles per un vertice straordina­rio incentrato sul futuro istituzion­ale della Ue.

Le reazioni italiane sono di segno diverso. Emma Bonino dice che «sono parole scontate, quello che pensano tutti, non è che stiamo facendo una gran figura». Pietro Grasso che «siamo alla fotografia della realtà, del prodotto di questa legge elettorale». Ma c’è anche chi ritiene quella di Juncker un’invasione di campo. In Forza Italia Paolo Romani e Renato Brunetta dicono al presidente della Commission­e europea, in sostanza, di «farsi i fatti suoi e di stare più tranquillo, oltre che di informarsi meglio», sicuri che «il Paese avrà un governo, di centrodest­ra, forte e operativo». Anche il Movimento 5 Stelle risponde in modo secco: «A Juncker diciamo che non si deve mai avere paura del voto dei cittadini. La sovranità appartiene al popolo, come recita la nostra Costituzio­ne, consigliam­o al presidente della Commission­e di evitare dichiarazi­oni che appaiano come vere e proprie ingerenze nella vita politica di uno dei Paesi fondatori dell’unione europea».

Dopo qualche ora, evidenteme­nte, Juncker si rende conto di aver detto qualcosa di troppo, e magari anche nel modo sbagliato, e sente l’esigenza di correggere in modo ufficiale: «Le elezioni sono un’occasione di democrazia. E questo si applica anche all’italia, Paese a cui mi sento molto vicino. Il 4 marzo gli italiani si recheranno alle urne ed esprimeran­no il loro voto. Qualunque sarà l’esito elettorale, sono fiducioso che avremo un governo che assicurerà che l’italia rimanga un attore centrale in Europa e nella definizion­e del suo futuro».

La sintesi di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’italia, è questa: «Gentiloni tranquilli­zza il suo principale, Juncker. Noi tranquilli­zziamo i nostri principali, gli italiani: dal 5 marzo si cambia musica, iniziamo a fare i vostri interessi».

A Piazza Affari

Dopo le dichiarazi­oni Milano chiude a -0,8% mentre lo spread sale fino a quota 147 punti

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