Fontana, ora è triplete Decimo podio azzurro
Triplete Arianna sul podio dei 1000 e con un futuro da costruire: «La scelta sarà mia, Mio marito mi ha detto: fai come ti senti. Certo se faccio un figlio non torno più. Il 4 marzo ovvio andrò a votare: è un diritto, spero siano in tanti» Terza medaglia
PYEONGCHANG Adesso che è finta, tre medaglie in quattro gare, gli occhi di tigre possono tornare azzurri. Come stai campionessa? «Mi sento stanca. E libera». L’olimpiade logora chi non la fa. Ma anche chi dalla Corea riporta a casa un oro (500 m), un argento (staffetta) e un bronzo (1000 m) ha il diritto di sentirsi un po’ stanchino. Arianna Fontana è il puntino azzurro che nell’enormità del bianco dell’ice Arena agguanta un bronzo, l’ultimo a disposizione, di mestiere e classe. Di carattere, anche: «Ero in riserva ma mi sono detta: ti manca questa distanza, vedi di vincere qualcosa...».
Quel maledetto sporco chilometro si è fatto attendere. Sesta a Torino 2006, fuori nei quarti sia a Vancouver che a Sochi. Mille metri più in là, però, è cambiato tutto: terza medaglia di Pyeongchang, ottava olimpica in carriera
Quinta all time Con il bronzo di ieri è salita a 8 medaglie olimpiche, è la 5ª più decorata di sempre
La sua stagione non è ancora finita, ci sono gli Assoluti a Courmayeur e i Mondiali a Montreal
(ora è la più medagliata d’inverno dopo la Belmondo a quota 10, quinta all time con la Trillini), decima della spedizione italiana in Corea, che il presidente Malagò si augurava in doppia cifra e in doppia cifra, grazie all’atomica bionda, è arrivata.
«È incredibile, non so cosa dire... L’obiettivo era migliorare i Giochi di quattro anni fa e sono andata ben oltre. Portabandiera più tre medaglie: non posso chiedere di più». Il 22 febbraio 2006, esattamente dodici anni fa, conquistava il primo bronzo olimpico. E poi c’è ancora qualcuno che dice che le cose succedono per caso?
I 1000 metri di short track sono la solita bolgia tra le solite bulle. Little Italy da Berbenno, contrada Polaggia, contro Corea, Olanda, Canada. Otto giri alla morte, pericolosamente inclinate verso sinistra. Arianna, caschetto numero 9, parte accorta: non vuole finire nella manovra a tenaglia di Choi e Shim. A meno quattro si muove, è il segnale. Alla penultima curva entra in staccata e le coreane volano.
«Sapevo di aver fatto un sorpasso pulito, ma non si sa mai cosa decidono i giudici. Ho aspettato ad esultare». La lunga Var ufficializza il podio: Schulting, Boutin, Fontana. «Spero con queste medaglie di aver ridato l’orgoglio di essere italiani. Il 4 marzo certo che andrò a votare: è importante, è un diritto! Spero che lo facciano tutti. È ora di darci una svegliata: i politici al vertice del Paese ma anche noi cittadini».
Post-femminista, pasionaria, regina di Olimpia. Come si fa a rinunciare ai pattini di Arianna Fontana? Parla di sacrifici, di quadriennio durissimo, di rinunce (ah, la pizza, come biasimarla) ed è difficile immaginarla tra quattro anni, 31enne, ai Giochi cinesi, avendo vinto tutto ciò che poteva vincere. «Se smetto o continuo? Non ho deciso. Sono tante stagioni che pattino, guardo al futuro: sono pronta ad aprire un nuovo capitolo». Mamma, ad esempio. «Poi di
certo non torno come Valcepina: non ne sarei in grado».
Spingeranno perché vada avanti, le prometteranno prebende, ma non sarà facile convincerla. E di certo non è questo, a caldo, il momento delle scelte i mportanti. Ci sono gli Assoluti a Courmayeur e il Mondiale a Montreal. «La decisione sarà mia. Mio marito Anthony me l’ha detto: fai come ti senti, io ti seguo».
Vivranno tra la Valtellina e la Florida (lui è americano) oppure tra Pyeongchang 2018 e Pechino 2022. «Spero di essere riuscita a trasmettere un bel messaggio: dare il massimo, crederci fino in fondo». Pensaci con calma e facci sapere, Miss Olimpiade. Intanto, grazie.