«Noi azzerati» «Vi ho salvato» Renzi ad Arezzo, 12 i contestatori
«La tana del lupo? La tana del buco, vorrà dire. Il buco che hanno fatto qui in Banca Etruria, e a chi ci aveva messo i risparmi». Moreno Gazzarrini è il primo ad arrivare, cartello al collo, fischietto in tasca. Ex agente di riscossione per Equitalia, pensionato, 60 anni, aveva investito 20 mila euro in obbligazioni subordinate di Etruria. Prima ha perso tutto, quando la banca è stata messa in risoluzione, cioè accompagnata verso il fallimento pilotato. Poi ha riavuto indietro 15.600 euro, grazie al fondo di solidarietà messo su dal governo Renzi. «Ma noi — dice il signor Moreno continuando a battere i piedi per il freddo — vogliamo che siano rimborsate tutte le 135 mila famiglie che hanno perso i loro soldi, anche gli azionisti». Per chi vota il 4 marzo? «Ho sempre votato a sinistra, ma stavolta scelgo il Movimento 5 Stelle. Il Pd ha azzerato i nostri risparmi, adesso noi azzeriamo loro». Sul piazzale davanti ai padiglioni un po’ tristi di Arezzo Fiere e Congressi i contestatori sono in tutto dodici. Pochini. Anche la polizia se ne aspettava di più: una ventina le camionette arrivate anche da fuori città per tenere sotto controllo la tappa più calda di questo tour toscano di Matteo Renzi, a quattro anni esatti dal giuramento del suo governo. «Solo dodici contestatori? Sono sempre meno» sorride il segretario del Pd al termine del suo road show. Ci doveva essere anche Pier Carlo Padoan, qui ad Arezzo, la «capitale» di Banca Etruria. Ma alla fine il ministro dell’economia si è limitato alla tappa di Siena, la città «dell’altra banca» dove è candidato, quel Monte dei Paschi che alla fine è stato nazionalizzato e tirato in salvo. «Un’ingiustizia» secondo i dodici contestatori, incavolati ma non troppo, visto che non aspettano neanche l’arrivo di Renzi, che viaggia con 40 minuti di ritardo. Ma dal palco il segretario del Pd si rivolge proprio a loro. «La vicenda di Etruria è per noi chiara: abbiamo salvato correntisti e risparmiatori. Chi dice il contrario mente». E ancora: «Abbiamo fatto due decreti senza i quali, il mattino dopo, di quelle banche non ci sarebbero stati nemmeno gli sportelli. Rivendichiamo quello che abbiamo fatto». Sarà il sollievo per la contestazione (quasi) scampata. Ma, prima di andar via, Renzi si lascia sfuggire un pronostico, forse solo una speranza: «Il clima sta cambiando: il primo posto è a portata di mano».