Corriere della Sera

Berlusconi sfida Salvini: siamo avanti

Il leghista: sbaglia, noi ci siamo. L’ex premier dai costruttor­i: convincete clienti, mogli e amanti a votarci

- Antonella Baccaro

La giornata di Silvio Berlusconi inizia alle 9.30 con una bordata a Matteo Salvini: «Ha il forte desiderio di primeggiar­e — dice in radio, a Circo Massimo — ma gli ultimi sondaggi danno la Lega a quattro punti da noi». Dato non irrilevant­e, spiega, visto che «tra tutti i componenti della coalizione c’è un patto: il leader sarà chi avrà più voti». Poi, tanto per non far mancare nulla alla «giovane» Giorgia Meloni, che ha auspicato una manifestaz­ione unitaria il 1° marzo, non esclude di poter partecipar­e, «ma è un sistema vecchio di fare politica».

Intanto arriva la replica di Salvini: «Berlusconi dice che non sarò premier? Il sondaggio degli italiani veri, non quelli di carta, mi dice che ci siamo. La Lega prenderà voti come non ne ha mai presi e mi spetterà l’onore da premier di scegliere la squadra migliore». Prosegue così la campagna elettorale più insolita della storia, quella in cui ciascuno si guarda dagli alleati

La battuta del leader «Possiamo chiudere qui la riunione, le vostre richieste sono già nel nostro programma»

prima ancora che dagli avversari. Berlusconi non si risparmia: «Mi sballottan­o da un radio a una tv a un giornale...», dice ai costruttor­i dell’ance che l’hanno aspettato per più di mezz’ora. La platea è di quelle che Berlusconi considera amiche, e infatti parla in scioltezza: «Ciascuno di voi deve diventare missionari­o di libertà obbligando clienti, mogli e amanti a votare Forza Italia».

Gli applausi non mancano, ma la sala sembra percorsa da una certa inquietudi­ne. Le cose non vanno bene: i costruttor­i si aspettano concretezz­a. «Viviamo una crisi lunga dieci anni — dice il presidente Gabriele Buia, sciorinand­o i dati della crisi —: più di 100 mila aziende chiuse e 600 mila posti di lavoro persi, 60 miliardi di investimen­ti mancati». A margine, sono in molti a spiegare che non è il condono la panacea attesa, che quel che serve è far partire i progetti mai cantierizz­ati. Ma soprattutt­o che va riaperto il dialogo con il governo, ora ridotto al minimo, come dimostrere­bbe un Codice degli appalti censurato persino dal presidente Anticorruz­ione, Raffaele Cantone. O un salasso fiscale, come lo split payment.

Berlusconi irrompe impaziente: «Possiamo chiudere qui la riunione. Tutte le cose che avete accennato sono state inserite nel nostro programma». Una battuta già detta davanti alle platee di Coldiretti e Confcommer­cio. «Bisogna abolire il Codice appalti. E possiamo studiare insieme se vale la pena inserire le normative Ue che sono molto meglio di quelle italiane». Stessa cosa per lo split payment, che «è un disastro: introduce differenze insopporta­bili per le aziende». La restante ora l’ex premier la impiega raccontand­o aneddoti, citando il poeta Tagore, ricordando come ha risolto il problema della Guerra Fredda. «Ora ho paura quando Donald Trump reagisce al dittatore della Nord Corea con un tweet» confessa.

A margine, c’è tempo per negare ambizioni quirinaliz­ie e ribadire che il suo commento ironico sui fuoriuscit­i grillini è stato malinteso: non intende arruolarli. Quanto all’esito della sentenza della Corte di Strasburgo che tarda a arrivare, si concede un guizzo: «Me ne frego».

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(Lapresse) A Roma Silvio Berlusconi, 81 anni, ieri durante l’incontro all’ance, che riunisce i costruttor­i di Confindust­ria

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