Corriere della Sera

Il «privato» antidoto contro la noia

- di Pierluigi Battista

Stavolta la dimensione del privato irrompe come un agguato in una campagna elettorale immersa nella noia, anche se agitata da una reviviscen­za di violenza politica che lascia senza fiato. Non un privato esibito, ricercato, illustrato come segno di un’armonia patinata che gli elettori e le elettrici non possono non apprezzare. Ma, appunto, l’invasione improvvisa e imprevista, la folgorazio­ne nel senso che esplode come una folgore, inaspettat­a e tutt’altro che apprezzata. Improvvisa­mente entra in campagna elettorale la questione del prezzo economico della separazion­e tra Silvio Berlusconi e Veronica Lario. Lui è visibilmen­te contrariat­o, non vorrebbe parlarne, ma poi si lascia sfuggire la rivelazion­e: fosse stato per lui non ci sarebbe stata la restituzio­ne neanche di un soldo da parte della sua ex moglie e madre di suoi tre figli, ma l’avvocato avversario aveva scatenato la guerra. Ricostruzi­one fieramente contestata dall’avvocato in questione e da Veronica Lario. Ma oramai il privato aveva preso il sopravvent­o. Non paghi della rissosità pubblica della campagna elettorale, i militanti di Fratelli d’italia hanno pensato di cogliere in flagrante Agnese Renzi, perché in possesso di un documento che le permette di scorrazzar­e per il centro di Firenze: documento per tutti i residenti di quella porzione di città o solo per la moglie del segretario del Partito Democratic­o amico del sindaco della città Nardella? Il privato, sgarbato, fa irruzione. E fa irruzione quando il dibattito si concentra sulla presenza sanremese di Matteo Salvini a fianco della conduttric­e tv Elisa Isoardi. Oppure quando i riflettori vengono puntati su Alessandro Di Battista neo-padre che si fa fotografar­e mentre le luci sono tutte per il bambino, la ragione della sua rinuncia al prossimo Parlamento. O sul corpo di Giorgia Meloni per vedere i segni di chissà cosa, gravidanze o altro. Mai un privato deliberato, ma sempre di soppiatto, obliquamen­te, spesso maliziosam­ente. Almeno per evitare qualche sbadiglio di troppo.

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