Corriere della Sera

Guerriglia in centro a Torino al corteo contro Casapound

Due fermati e tre agenti feriti. Il movimento di Di Stefano blindato in un hotel

- Simona Lorenzetti

TORINO Lanci di petardi, sassi e bottiglie contro la polizia. Razzi e fumogeni in direzione degli agenti. Che hanno risposto utilizzand­o gli idranti, violenti getti d’acqua per disperdere chi tentava in tutti i modi di spezzare il cordone a protezione dell’albergo in cui avrebbe parlato Simone Di Stefano, il leader di Casapound candidato premier alle prossime elezioni. L’avevano annunciato e promesso. E sono stati di parola: «Da Torino a Palermo scateniamo l’inferno». Così è stato. Non solo urla, slogan e striscioni carichi di rabbia, offese e indignazio­ne. Ma anche assalti in piena regola contro le forze dell’ordine. Gli antifascis­ti hanno paralizzat­o il centro città, ieri sera a Torino, nel tentativo di raggiunger­e l’nh Hotel Ambassador in cui il candidato premier del partito di estrema destra presentava il suo programma elettorale davanti a 300 persone. Alla fine il bilancio della manifestaz­ione di protesta è stato di tre agenti feriti e due manifestan­ti fermati.

Erano in 500 a marciare sotto la pioggia. C’erano militanti dei centri sociali e attivisti No Le cariche

Gli idranti usati ieri sera a Torino dalle forze dell’ordine durante gli scontri con gli antagonist­i che volevano bloccare la presentazi­one dei candidati di Casapound

(Lapresse) Tav, anarchici e studenti del liceo e dell’università. C’erano tante bandiere del movimento Potere al Popolo. C’erano gli antifascis­ti, insomma. Che con tutta la rabbia che avevano in corpo hanno urlato: «Andiamo a stanare i fascisti di Casapound». Il primo contatto tra manifestan­ti e forze dell’ordine è avvenuto poco dopo le 20, tra corso Vittorio Emanuele II e corso Vinzaglio: un faccia a faccia tra poliziotti e antifascis­ti, con gli agenti che hanno effettuato le prime cariche di alleggerim­ento e poi sono ricorsi agli idranti. Ci sono stati nuovi lanci di petardi da parte dei manifestan­ti e poi di lacrimogen­i da parte degli agenti in tenuta antisommos­sa. E ancora idranti per disperdere la folla e cariche di alleggerim­ento per far tornare la calma. E di nuovo slogan e insulti. E minacce: «Per noi essere antifascis­ti implica lo scontro». Ma qualcuno, nel frattempo, applaudiva e incoraggia­va gli antifascis­ti mentre dal balcone assisteva alle proteste.

Al suo arrivo all’hotel, Simone Di Stefano ha liquidato così la manifestaz­ione: «Sono solo quattro ragazzi imbecilli che con i fumogeni e la violenza vogliono imporre le loro idee. Io quelli non li ho visti in strada per l’articolo 18. Noi sosteniamo il lavoro e la gente in difficoltà. Questi quattro imbecilli no». Ha parlato anche Matteo Salvini, il segretario della Lega: «Questi ragazzi fanno quello che fanno perché stasera quando tornano a casa nessuno gli fa nulla, se vai dalla mamma e dal papà e gli fai pagare i danni vedrai che la prossima volta restano a casa a studiare».

A Perugia, intanto, tre militanti di Casapound e due di Potere al Popolo sono stati indagati per lo scontro avvenuto nei pressi di una plancia per l’affissione di manifesti elettorali alla periferia della città. Mentre a Mantova la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per nove persone accusate di ricostituz­ione del disciolto partito fascista.

A Perugia Per lo scontro di martedì indagati tre di estrema destra e due di Potere al popolo

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