Trump: armi ai prof se sono addestrati
Il presidente ipotizza anche dei bonus, in un clima politico sempre più teso. «E riapriamo i manicomi»
Donald Trump insiste nello scetticismo generale: bisogna dare le armi ai professori per difendere le scuole. Ieri, con una serie di tweet è tornato sull’idea tirata fuori il giorno prima, durante l’incontro con le delegazioni di studenti e insegnanti alla Casa Bianca. C’è anche una precisazione: «Non ho mai detto che bisogna “dare i fucili agli insegnanti”. Ho detto, invece, di esplorare la possibilità di dare “armi da nascondere a insegnanti con un’esperienza militare o di addestramento particolare”. Stiamo parlando del 20%». Trump ha anche aggiunto che i docenti potrebbero essere incentivati con dei «bonus».
C‘è una certa confusione tra la Casa Bianca e i repubblicani che stanno mettendo a punto una risposta per fare fronte alla protesta degli studenti, appoggiata da una larga parte dell’opinione pubblica. Si sta lavorando su un pacchetto di tre provvedimenti: il bando del «bump stock», il moltiplicatore di colpi usato nella strage di Las Vegas lo scorso primo ottobre; l’aumento dell’età minima, da 18 a 21 anni, per acquistare un fucile d’assalto; il controllo più intenso sulla salute mentale o i precedenti penali degli acquirenti di armi. È una mini-manovra, del tutto insufficiente per placare le proteste. Il punto chiave è la libera vendita degli Ar15, la mitraglietta letale usata nelle stragi più sanguinose, compresa l’ultima, nel liceo di Parkland, il giorno di San Valentino.
Il presidente e il partito repubblicano sono contrari a intervenire sui fucili d’assalto, investiti come sono dalla reazione veemente della Nra, National Rifle Association, l’associazione dei produttori, venditori e possessori di armi, oltre 5 milioni di iscritti in tutti gli Stati Uniti. Ieri il vice presidente della lobby, Wayne Lapierre, ha contrattaccato su tutta la linea, intervenendo alla Conservative Political Action Conference, poco lontano da Washington. Il massacro di Parkland è da imputare alla mancanza di controlli «sui malati di mente», alle scuole «non protette», agli «incredibili errori» del Fbi che aveva ignorato le segnalazioni sul killer Nikolas Cruz. Lapierre e la portavoce Dana Loesch hanno accusato i media di speculare sulle tragedie, hanno evocato addirittura una «cospirazione socialista» per abolire il Secondo emendamento (il diritto di possedere armi ndr), e «attentare alla libertà degli americani».
Nel 2016 la Nra ha investito 11,4 milioni di dollari per appoggiare la campagna di Donald Trump e altri 19 milioni per contrastare Hillary Clinton. La lobby ha finanziato sistematicamente parlamentari repubblicani, tra i quali John Mccain e Marco Rubio, più qualche democratico, come il senatore della West Virginia Joe Manchin.
Trump dice di essere comunque sicuro che «anche i grandi patrioti della Nra» siano pronti a fare «qualcosa sulle armi». Alla rabbia e al dolore si è ormai aggiunta una forte tensione politica. In più il presidente americano continua a sparigliare, a complicare la ricerca di un compromesso. Ieri, per esempio, ha sollecitato la riapertura delle case di correzione, i vecchi manicomi, dove «rinchiudere le persone con disturbi mentali».