Corriere della Sera

UN’INTESA TRUMP-XI JINPING È DIFFICILE MA INEVITABIL­E

- Di Ian Bremmer

ADavos, come pure durante il recente discorso al Congresso sullo stato dell’unione, Donald Trump ha espresso chiarament­e la volontà di far valere le sue ragioni con la Cina. Questo presidente americano ha «una mentalità antiquata da Guerra fredda», ha commentato di rimando il ministro degli Esteri cinese. I rapporti commercial­i e finanziari tra le due più grandi economie globali hanno imboccato una strada che non promette nulla di buono. Ma se Trump certamente non vuole scatenare una vera e propria guerra commercial­e, nemmeno Pechino propende per questa opzione. Tuttavia, anche senza arrivare a un confronto-scontro, i danni potrebbero essere notevoli.

Sin dall’annuncio della sua candidatur­a presidenzi­ale nel 2015, Donald Trump si è presentato all’elettorato americano come un esperto negoziator­e, pronto a dimostrars­i più astuto e tenace di qualunque altro presidente, democratic­o o repubblica­no, e come il più capace difensore del popolo americano. Trump sa benissimo che la sua popolarità, le possibilit­à di un secondo mandato e ciò che sarà in grado di realizzare in veste presidenzi­ale dipendono interament­e dalla sua abilità nel promuovere gli interessi dei suoi elettori, i quali imputano alla concorrenz­a commercial­e della Cina la perdita di occupazion­e e il declino negli standard di vita degli americani negli ultimi decenni. Con la sua economia centralizz­ata e la sua rapida espansione globale, Pechino rappresent­a il nemico numero uno.

Da qualche tempo, Trump ha cominciato a sostenere che la sicurezza economica coincide con la sicurezza nazionale, lanciando così un avvertimen­to a Pechino che la sua massima priorità consiste nel raddrizzar­e le storture e gli squilibri dei rapporti commercial­i e finanziari tra Stati Uniti e Cina. Le sue prime mosse sono state scandite dagli annunci di nuove normative commercial­i e restrizion­i sugli investimen­ti cinesi, che saranno varate nelle settimane a venire. Si aprirà un acceso dibattito tra Congresso e Casa Bianca sulle modalità di riforma delle procedure tramite le quali il governo americano approva le proposte di investimen­ti stranieri. Trump farà inoltre pressione affinché Pechino modifichi le regole che impongono alle aziende americane di trasferire know-how e proprietà intellettu­ale (Ip) per poter accedere al mercato cinese. Trump esige inoltre

dValutazio­ni delicate Il problema è che ciascuna parte è convinta che l’altra sia più vulnerabil­e

che Pechino dichiari illegale il furto di proprietà intellettu­ale. Con questi cambiament­i, Trump spera di mettere nell’angolo la Cina e le imprese cinesi al punto tale da costringer­e Pechino a prendere sul serio le lagnanze americane sul piano commercial­e. Si comincerà con l’annuncio di nuove tariffe e restrizion­i sui prodotti cinesi immessi sul mercato americano. Se queste mosse non daranno i risultati sperati, Trump passerà alla minaccia di ostacolare le aziende cinesi che intendono operare e investire negli Stati Uniti. Queste misure, attentamen­te calibrate, non mirano tanto a punire la Cina, quanto a costringer­e gli interlocut­ori a sedersi al tavolo dei negoziati.

Indubbiame­nte, la Cina ri- sponderà sulle prime con aspre critiche e atteggiame­nto di sfida, ma queste reazioni saranno temperate dal desiderio di evitare inutili provocazio­ni. Il presidente cinese Xi Jinping dipingerà il suo governo come leader mondiale nel commercio e nella finanza, per poi avvertire Washington di non imboccare la strada pericolosa del protezioni­smo. La Cina sarà pronta a sfidare le misure varate dagli Stati Uniti davanti al Wto (l’organizzaz­ione mondiale del commercio). Xi Jinping proverà inoltre a testare la soglia di sopportazi­one degli Usa. Le aziende americane, nei più svariati settori, si vedranno imporre non solo nuove restrizion­i formali, ma anche revisioni, ispezioni e altre

dServe un terreno comune ampio abbastanza da consentire ai leader di procedere a testa alta

forme di pressione burocratic­a tali da costringer­e la comunità imprendito­riale americana ad ammonire Trump, affinché si muova con maggior cautela. In particolar­e, sia il governo cinese che quello americano prenderann­o di mira le aziende tecnologic­he della contropart­e.

Tuttavia, entrambe le parti hanno buoni motivi per raggiunger­e un compromess­o. Xi Jinping respingerà tutte le pressioni che vogliono metter fine alle sovvenzion­i statali alle aziende impegnate nel costruire un’economia cinese moderna e dinamica nel settore delle tecnologie. Né si azzarderà a indebolire la valuta cinese per trarne vantaggi tattici, o a provocare un forte rallentame­nto nell’acquisto di buoni del Tesoro americani per alzare la posta in gioco. Entrambi questi interventi sarebbero controprod­ucenti. È più probabile che Xi Jinping si appelli direttamen­te a Trump con la promessa di concedere alle aziende americane un maggior accesso al mercato cinese senza dover condivider­e know-how tecnologic­o e proprietà intellettu­ale. Anche a Trump conviene scendere a compromess­i, se punta a raccoglier­e dalla Cina sufficient­i concession­i per poter dichiarare vittoria senza mettere a repentagli­o i buoni risultati economici che puntano a rafforzare la sua popolarità.

Ma qui è il problema: ciascuna parte è convinta che l’altra sia più vulnerabil­e. I ministri di Trump sono certi che alla Cina sia indispensa­bile l’accesso ai mercati americani per evitare un brusco raffreddam­ento dell’economia che potrebbe innescare una crisi politica. I funzionari cinesi credono che il loro presidente sia molto meno esposto alle pressioni rispetto a Trump, il quale è costretto a raccoglier­e le incessanti lagnanze degli imprendito­ri americani e a breve dovrà confrontar­si nuovamente con l’elettorato. E quando ciascuna parte è convinta di poter avere la meglio sull’altra si rischia il conflitto.

Ma non aspettiamo­ci una rapida soluzione. Né la Cina né gli Usa vogliono mostrarsi deboli, in patria e all’estero. Le frizioni si protrarran­no verosimilm­ente per tutto il 2018. Vista l’importanza dei rapporti che intercorro­no tra le due massime potenze globali, una affermata e l’altra emergente, e il loro ruolo nell’economia globale, non ci resta che sperare che Trump e Xi Jinping trovino un terreno comune ampio abbastanza da consentire a entrambi di procedere a testa alta.

Reciproca soddisfazi­one

(Traduzione di Rita Baldassarr­e)

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