Corriere della Sera

LA CONOSCENZA SI REALIZZA ATTRAVERSO GLI ALTRI

- Di Alessandra Arachi

C’ è un mix assai originale di numeri e di astrazioni nel Rapporto dell’istat sulla Conoscenza presentato ieri. È il primo nel suo genere, ammesso che mescolare statistica e filosofia rappresent­i un genere e non invece un percorso di ricerca originale e ardito.

Leggerlo, per capire. Ci sono trentotto quadri tematici nel Rapporto, servono per sviscerare le diverse dimensioni della conoscenza e si possono leggere in direzioni differenti. Quella statistica, ovviamente, e allora si trovano dentro parecchie percentual­i che possono confortare e accompagna­re questo percorso sulla conoscenza, lineare e inquadrato.

Ma se si sceglie invece la strada filosofica? Conosci te stesso, ci esortava Socrate dal tempio di Apollo a Delfi. Conosci attraverso gli altri, è l’ammonizion­e che ci arriva invece da questo Rapporto dell’istat. Da Giorgio Alleva, presidente del nostro Istituto di statistica, per la precisione. Un ragionamen­to stringente, il suo. Ci fa notare come l’oggetto delle interazion­i e delle relazioni tra le persone nei rapporti sociali ed economici sia, in ultima istanza, informazio­ne. Ma non solo.

Questi flussi informativ­i che vengono scambiati giorno per giorno vanno accrescend­o la conoscenza in un inevitabil­e processo di accumulazi­one. Un afflato, uno squarcio. Immediatam­ente richiuso davanti a un numero preoccupan­te. Una percentual­e contenuta nel Rapporto

che ci suona implacabil­e: in Italia per la ricerca e per lo sviluppo spendiamo l’1,3% del Pil, contro una media europea che va sopra il 2%. E purtroppo basta scorrere in maniera matematica le pagine del Rapporto dell’istat per scoprire (o sempliceme­nte confermare?) che siamo sempre il fanalino di coda in Europa quando si vanno a verificare i numeri sull’istruzione e sulla ricerca. Siamo sempre — come dicono all’istat — quelli in basso a destra nei diagrammi.

dBilancio Scorrendo le pagine si ha conferma che siamo sempre fanalino di coda sui numeri della ricerca

Torniamo meglio alla strada filosofica, e arriviamo alle «somiglianz­e di famiglia» per dirla con Wittgenste­in. Ecco quindi che possiamo assemblare nel nostro percorso la società dell’informazio­ne con l’economia della conoscenza, la digitalizz­azione, l’impresa 4.0, l'internet delle cose. Tendono tutti a ricorrere insieme nei discorsi sugli sviluppi più recenti della società e dell’economica. E sull’informazio­ne.

Giorgio Alleva — che questo percorso di ricerca all’istat ha cominciato ben prima del Rapporto sulla conoscenza — specula sull’informazio­ne. E si chiede: è nata con il linguaggio? O invece c’era prima ancora che ci fosse la vita umana sulla terra, trasmessa grazie a un organismo unicellula­re?

La domanda, dal sapore ontologico, rimane in attesa, pri- ma c’è un’altra questione da sciogliere, pratica e operativa. Alleva lo sa, la mette sul tavolo, e si chiede: di cosa parliamo quando parliamo di informazio­ne?

Le due strade — quella statistica e filosofica — tornano ancora una volta a incontrars­i e a scontrarsi nel Rapporto sulla conoscenza. Ma questa volta ci pensa il Piccolo principe.

L’immortale creatura di Antoine de Saint-exupery non avrebbe dubbi a rispondere alla domanda. Lui lascerebbe ai grandi — che li amano — tutti i numeri a tanti zeri su quanti exabyte o zettabyte di dati ci scambiamo ogni anno. Si interesser­ebbe dell’altra parte. Sarebbe invece curiosissi­mo di sapere tutto il resto: ma in mezzo a quei dati ci sono le foto di gattini o i sonetti di Shakespear­e?

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