Corriere della Sera

La svolta food (e sociale) delle privatissi­me «Soho House»

Da Londra a Miami, i club per pochi eletti sono diventati pubblici. Grazie a una ristorazio­ne pop

- Tommaso Galli

Tendenza

Un tempo club privato per profession­isti e creativi londinesi, dall’accesso blindatiss­imo, «Soho House» ora ha deciso di aprire l’accesso al pubblico con 35 ristoranti in tutto il mondo, da Miami a Istanbul. Il cibo? Sempre ricercato

L’atmosfera antiquata c’è sempre stata. E molti di loro si sono fatti un vanto del volerla conservare. A tutti i costi. Eppure, una delle novità più interessan­ti nel panorama della ristorazio­ne britannica sta arrivando proprio dai circoli privati. Una catena molto importante, “Soho House”, ha deciso, infatti, di sfidare le convenzion­i e provare a rinnovarsi. Come? Aprendosi all’esterno con dei ristoranti in cui l’ingresso è liber, la proposta gastronomi­ca è più «sociale», ma lo stile è sempre quello esclusivo.

E subito sono diventati un fenomeno di tendenza grazie anche a una puntiglios­a ricerca di ingredient­i locali e stagionali per celebrare gusti classici. Pure in giro per il mondo. Infatti, oltre ad aprire club al di fuori di Londra, Nick Jones, il fondatore del circolo Soho House (nato nei primi anni novanta nell’omonimo quartiere londinese), ha creato quindici format ristorativ­i da New York a Bristol, passando per Berlino e Istanbul (resta l’attesa in Italia). Comunque, è un dato di fatto che l’intuizione di Jones si sia rivelata vincente. Oltre a spa e hotel riservati solo ai loro membri, le Soho House contano oggi ben 35 ristoranti, caratteriz­zati ognuno per ambiente e personalit­à diverse. Che conservano il loro carattere esclusivo. E strizzano l’occhio a un melting-pot-food che tanto piace agli appassiona­ti del genere. Può capitare così, a Istanbul, di entrare da «Cecconi’s» e mangiare uno spaghetto al pomodoro. O di assaporare, nel «High Road Brasserie» di Londra, una bouillabas­se. Ma il punto di forza della catena gourmet creata da Jones è spaziare da una tipologia di ristorazio­ne medio-alta a proposte più accessibil­i, tanto nel prezzo quanto nei menù. Come le rosticceri­e «Chicken Shop», per esempio, apprezzate fino a Barcellona per la loro attenzione alla provenienz­a dei polli. O i «Dirty Burger» a Chicago.

Va detto, infine, che il cambiament­o è passato anche dal design, curato nei minimi dettagli (boiserie, divani vintage in pelle, oggetti di recupero…), e che ha mescolato stili diversi per allontanar­si dall’immagine polverosa di circolo privato. E dunque, se fino a qualche anno fa l’unica speranza di entrare in uno di questi circoli era quella di essere presentati da almeno due membri, ora la musica è cambiata. Vi basterà fare una prenotazio­ne al ristorante.

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Chicago «The Allis», bistro-pub del circuito «Soho House & co»

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