Corriere della Sera

L’acuto di Sting per il Sangiovese «E ora penso al Giudizio universale»

Il nuovo vino a Montalcino. «Cerco i sorrisi degli altri, come quando canto»

- Di Luciano Ferraro

S ting ha fame: «Ho saltato la colazione stamattina», racconta alla Fortezza di Montalcino, subito dopo aver stordito il teatro degli Astrusi con gli acuti della sua Message In A Bottle,a Benvenuto Brunello. Gli vengono serviti pici alla lepre. «Wath is lepre?», chiede. «Wild rabbit», risponde Sally Fischer, virtuosa protettric­e della rockstar e della moglie Trudie. Cala il silenzio: la coppia della biodinamic­a e dello yoga non sarà vegetarian­a? Sting affonda la forchetta e cancella i dubbi ripulendo anche il piatto con il filetto di cinghiale, e mostrandol­o al suo amico Dario Cecchini, il più noto tra i macellai d’italia.

È rilassato, Sting. Sorseggia il Sangiovese Dieci, l’ultimo nato del Palagio, la sua tenuta a Figline Valdarno. Il vino celebra il decennale delle vendemmie. Strette di mano, selfie, abbracci (con lady Amarone Marilisa Allegrini). Scherza con l’enologo: lo chiama «The champion», Paolo Rossi, come il calciatore. «Quando Sting arrivò nel 1997 me ne stavo andando — ricorda Rossi — ero stanco del Palagio, dove sono nato e dove lavorava A Montalcino Sting, Trudie e il nuovo Sangiovese alla Fortezza, sabato scorso per Benvenuto Brunello mio padre. Ma lui pretese che restassi, altrimenti non avrebbe comprato da Simone Francesco Velluti Zati, duca di San Clemente. Così ci siamo dedicati ai vini: il Dieci è un’edizione speciale, solo 1.500 bottiglie». È fresco e succoso, profuma di frutti rossi, ha una forza dosata.

Sting beve e scruta l’etichetta, raffigura la piastrella che ha disegnato per l’annata 2017 a 4 stelle del Brunello. «Bei colori? Sono daltonico, la scelta è stata casuale. E anche nel mio vino c’entra il caso: non sarebbe così se non mi fossi affidato a chi già lavorava al Palagio». Elogia Paolo Caciorgna, l’enologo consulente. Si stappa il Sister Moon, (Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot), corposo come piace agli americani di Wine Spectator che l’anno inserito tra i migliori d’italia. Poi arriva il Casino delle vie (Sangiovese, Canaiolo e Colorino), ciliegioso e morbido, «sembra un Nobile di Montepulci­a-

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