Meno botteghe nei centri storici Crescono hotel e bar
Meno librerie e negozi di giocattoli. Più ristoranti, pizzerie, bar. E bancarelle. Meno ferramenta, più farmacie e negozi di telefonini. Così cambiano «faccia» i centri storici delle città italiane. Lo racconta un’analisi del centro studi di Confcommercio sull’evoluzione delle attività commerciali, turistiche e dei servizi in 120 comuni italiani di medie dimensioni dal 2008 al 2017 (escluse dallo studio, Roma, Napoli e Milano). In dieci anni il numero dei negozi tradizionali è sceso di 63mila unità (-10,9%), mentre ci sono 40mila alberghi, bar e ristoranti in più. Ed è cresciuto il commercio ambulante (+8,7%) con punte molto alte al sud: a Palermo la crescita delle bancarelle in centro è stata del 259%. I negozi tradizionali (abbigliamento e scarpe in particolare) chiudono per trasferirsi in periferia, nei centri commerciali soprattutto. A Venezia e Genova i centri più «svuotati». Matera, Siracusa, Trento e l’alta Lombardia registrano invece una grande vitalità. Le cause sono lo spopolamento dei centri, ma anche gli alti canoni di locazione. Perciò il presidente Carlo Sangalli invoca «meno tasse e più incentivi per le imprese che hanno un’attività commerciale o vogliono crearne una nelle città». Due le soluzioni: «Una cedolare secca sulle locazioni commerciali e una local tax che comprenda Imu, Tassi e tari e che sia totalmente deducibile».