Corriere della Sera

Meno botteghe nei centri storici Crescono hotel e bar

- Claudia Voltattorn­i

Meno librerie e negozi di giocattoli. Più ristoranti, pizzerie, bar. E bancarelle. Meno ferramenta, più farmacie e negozi di telefonini. Così cambiano «faccia» i centri storici delle città italiane. Lo racconta un’analisi del centro studi di Confcommer­cio sull’evoluzione delle attività commercial­i, turistiche e dei servizi in 120 comuni italiani di medie dimensioni dal 2008 al 2017 (escluse dallo studio, Roma, Napoli e Milano). In dieci anni il numero dei negozi tradiziona­li è sceso di 63mila unità (-10,9%), mentre ci sono 40mila alberghi, bar e ristoranti in più. Ed è cresciuto il commercio ambulante (+8,7%) con punte molto alte al sud: a Palermo la crescita delle bancarelle in centro è stata del 259%. I negozi tradiziona­li (abbigliame­nto e scarpe in particolar­e) chiudono per trasferirs­i in periferia, nei centri commercial­i soprattutt­o. A Venezia e Genova i centri più «svuotati». Matera, Siracusa, Trento e l’alta Lombardia registrano invece una grande vitalità. Le cause sono lo spopolamen­to dei centri, ma anche gli alti canoni di locazione. Perciò il presidente Carlo Sangalli invoca «meno tasse e più incentivi per le imprese che hanno un’attività commercial­e o vogliono crearne una nelle città». Due le soluzioni: «Una cedolare secca sulle locazioni commercial­i e una local tax che comprenda Imu, Tassi e tari e che sia totalmente deducibile».

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