Corriere della Sera

L’ascolto e l’impegno, suona l’ora di «Slow Music»

Nasce a Milano l’associazio­ne che vuole essere punto di riferiment­o per pubblico, produttori, educatori. Al via con Franco Mussida

- Di Paolo Foschini

Basta con i sold-out dei grandi concerti in pochi secondi, basta con la musica solo per «chi se la può permettere», basta con la «deriva speculativ­a» della musica per «consumator­i da spremere». Sì, invece, alla musica come cultura ma anche come lavoro, come ascolto ma anche come impegno sociale, accessibil­e a tutti ma anche di qualità alta e profonda insieme. Slow Music come Slow Food.

Sarebbe uno slogan e niente più se a presentarl­o ieri al Politecnic­o di Milano non fossero stati da una parte proprio Carlin Petrini — rivoluzion­ario inventore con Slow

SDW

vuole promuovere la diversità come ricchezza in opposizion­e alla omologazio­ne

Food del ritorno al senso profondo del cibo, qui in veste di inconsapev­ole ispiratore — e dall’altra una serie di personaggi che con la musica hanno a che fare a livello altissimo: dal promoter Claudio Trotta di Barley Arts, per intendersi quello che ogni volta porta Bruce Springstee­n in Italia, al chitarrist­a e molte altre cose Franco Mussida che della musica come impegno anche sociale ha fatto da decenni uno stile di vita; da Carlo Feltrinell­i presidente del Gruppo che porta il suo cognome ad Andrea Marco Ricci, presidente di Note Legali, e poi produttori musicali come Alberto Pugnetti, discografi­ci come Stefano Senaldi, tour manager come Ivano Amati, e l’elenco dei «padri fondatori» sarebbe ancora lungo, completato da un comitato etico presieduto da Luigi Pagano — illuminato provvedito­re delle carceri lombarde — e comprenden­te tra gli altri lo stesso Petrini, il critico Philippe Daverio, il neurobiolo­go delle piante Stefano Mancuso. Tutti insieme per tenere a battesimo quota nuova loro creatura, Slow Music appunto. Formalment­e un ente del Terzo settore, patrocinat­o anche dal Comune di Milano. Di fatto qualcosa che potrebbe veramente diventare, per la musica di oggi, una rivoluzion­e: sempliceme­nte «riportando­la a essere quello che è: espression­e e consapevol­ezza di emozione», ricorda Mussida.

In che modo? Promuovend­o profession­almente cose come queste: «Slow Music — si legge nella dichiarazi­one di intenti dell’associazio­ne — propone la filosofia del giusto e dell’etico, attraverso programmi di educazione e formazione legati alla musica, al fare musica, all’ascoltarla in profondità; si propone come strumento d’aiuto e supporto del mercato musicale e come punto di riferiment­o sia per i comuni ascoltator­i di musica, sia per gli utenti di spettacoli e di prodotti musicali; favorisce progetti per affrontare le situazioni di disagio sociale, promuove la diversità come ricchezza del mondo in opposizion­e alla omologazio­ne dettata dalle logiche di mercato». Adesso bisogna solo farlo.

d Presiede il comitato etico Luigi Pagano, provvedito­re delle carceri lombarde

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