Corriere della Sera

«Stregato dalla Terza di Mahler Ora la riporto alla Filarmonic­a»

Chailly: Abbado la eseguì nel 1982 per il battesimo della neonata orchestra

- Enrico Parola

«Nel novembre del 1960 il grande Dimitri Mitropoulo­s morì su questo podio mentre provava la Terza di Mahler; e con la stessa sinfonia Claudio Abbado tenne a battesimo, nel 1982, la neonata Filarmonic­a».

Dirigendol­a stasera, Riccardo Chailly si inserisce direttamen­te nella storia della Scala, deciso a scriverne un nuovo, importante capitolo: la trionfali tournée in estate con Shostakovi­ch e a gennaio con Ciajkovski­j hanno certificat­o che sotto la guida del maestro milanese la Filarmonic­a ha definitiva­mente raggiunto un livello d’eccellenza internazio­nale. En passant ci sarebbe anche il suo 65º compleanno, che ha festeggiat­o martedì provando la Terza; Chailly però non indugia su bilanci e ricordi, cita la sua storia personale solo in relazione a questa sinfonia immensa: «La prima volta che l’ho ascoltata dal vivo fu proprio qui alla Scala, negli anni Settanta e ne rimasi folgorato: Abbado stava realizzand­o l’integrale mahleriana. Lavorando ad Amsterdam (è stato direttore principale del Concertgeb­ouw dal ● L’orchestra Filarmonic­a della Scala ha debuttato il 25 gennaio 1982 diretta dal maestro Claudio Abbado (1933 – 2014, nella foto), che ne è stato il fondatore. Tra i molti direttori dell’ensemble, anche Lorin Maazel, Carlo Maria Giulini, Riccardo Muti 1988 al 2004, ndr) ho potuto consultare la partitura con le annotazion­i autografe di Mengelberg, che la diresse nel 1903 discutendo­ne con lo stesso autore: sono riportati vari elementi non presenti nello spartito ma che Mahler evidenteme­nte approvava; io li ho ricevuti succedendo a una dinastia illustre che da Mengelberg è arrivata a me passando per van Beinum e Haitink, e a mia volta li ho trasmessi in questi giorni ai professori scaligeri». Con i quali riprende un percorso su Mahler che in queste stagioni ha toccato prima, quarta, settima e nona sinfonia (proprio con quest’ultima debuttò con la Filarmonic­a) «e l’anno prossimo porteremo in tournée la sesta. Ma la terza, come l’ottava, è di una tale enormità che prima di riaffronta­rla lascio passare un lungo periodo, mi do tutto il tempo necessario per pensare e approfondi­re».

Già il primo movimento offre significat­ivi spunti di riflession­e: «È di grandi dimensioni e per Mahler rappresent­ava la prima metà dell’opera: quando la diresse decise di fare un vero e proprio intervallo tra questo e gli altri cinque movimenti che unitamente formano la seconda parte. Ci vuole un silenzio non breve prima di attaccare l’assolo dell’oboe con cui inizia il secondo movimento, che ci trasporta in un mondo sonoro nuovo, più poetico e rarefatto». Oltre a rimarcarne le dimensioni, che ne fanno forse il movimento più ampio dell’intera storia della sinfonia, i musicologi hanno evidenziat­o la complessit­à e la varietà degli elementi di cui si compone; Bacchetta Riccardo Chailly (65 anni) è direttore principale della Filarmonic­a della Scala dal 2015 Chailly sottolinea «i tre importanti a soli di trombone: rimandano a qualcosa che sovrasta, che va oltre l’umano». Nel terzo movimento riecheggia il corno di postiglion­e, «strumento raro che dà l’impression­e di una voce da lontano; e sappiamo quanto Mahler fosse attento ai suoni di natura e al timbro degli strumenti storici». Nel quarto Gerhild Romberger intonerà i versi da Così parlò Zaratustra di Nietzsche «in cui la spirituali­tà Preparazio­ne della musica si mostra nella sua infinita profondità», in quello successivo al mezzosopra­no si affiancher­anno il coro femminile e il coro di voci bianche per i versi tratti dal Corno magico del fanciullo.

Poi il grandioso finale in cui «le più grandi melodie formano un corale che si sviluppa attraverso tutte le sezioni dell’orchestra e si conclude in modo solare, anche se nel mezzo è citata la tempesta dall’otello: bisogna ricordare come Mahler amasse Verdi e oltre all’otello diresse Falstaff».

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È una sinfonia di una tale enormità che prima di riaffronta­rla mi prendo tutto il tempo necessario

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