Corriere della Sera

Cio e Russia più vicini Multa e mea culpa per portare la bandiera

- G, pic.

Dietro le quinte, si svolgono i veri giochi. Un incontro informale tra il presidente del Cio Thomas Bach e l’ex ministro dei trasporti russo Igor Levitin, uomo di Putin qui in Corea, ha stilato la road map per la riammissio­ne (sub judice) della Grande Madre nella famiglia olimpica. Due le condizioni imposte dal Comitato olimpico internazio­nale. 1) Il pagamento da parte di Mosca del contributo per la lotta al doping (15 milioni di dollari, in realtà una multa per lo scandalo del laboratori­o colabrodo e delle provette manipolate); 2) Il ritiro del ricorso al Tas di Alexander Krushelnit­sky, curler positivo al meldonium, sacrificat­o come capro espiatorio (restituirà la medaglia di bronzo). Entrambe soddisfatt­e. Il Cio si riunirà domani ma tutto congiura perché gli Oar (i russi presenti in Corea) vengano sdoganati e possano sfilare sotto la bandiera alla cerimonia di chiusura. Le divise russe, arrivate a Pyeongchan­g, sono pronte per l’uso. Portabandi­era sotto gli occhi del mondo? Chi tra Alina Zagitova o Evgenia Medvedeva vincerà l’oro nel derby russo del pattinaggi­o. Richard Pound, ex membro Cio ed ex capo della Wada (l’agenzia mondiale antidoping), è la voce più critica. Definendo «vecchi petomani» i membri Cio, sostiene che la Russia non avrebbe mai dovuto partecipar­e a questi Giochi. Condivisib­ile.

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