Corriere della Sera

M5S, i piani di governo

Ricevuto dal segretario generale e si appella ai partiti. Fattori attacca sui vaccini

- Di Massimo Franco

La visita di Luigi Di Maio al Quirinale ha un obiettivo: confermare che i Cinque Stelle vogliono partecipar­e alle trattative per la formazione del governo.

La vicenda

● Luigi Di Maio ha dichiarato pubblicame­nte più volte che presenterà la squadra di governo del Movimento prima delle elezioni del 4 marzo

● L’esecutivo pensato dal leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio dovrebbe essere composto da 15-16 dicasteri e le donne, come ha dichiarato lo stesso candidato premier, saranno nei ruoli chiave

● Il capo politico ha parlato anche di uomini di Stato e delle Istituzion­i: secondo le indiscrezi­oni si tratterebb­e di alti funzionari dei ministeri

● Tra i dicasteri annunciati quello per la Famiglia e i bambini e quello per la Meritocraz­ia

● Ieri il capo politico dei Cinque Stelle ha incontrato al Quirinale Ugo Zampetti, segretario generale del Colle per raccontare gli orizzonti e i progetti del Movimento

● «Agli altri partiti dico: incontriam­oci, contrattia­mo il programma che sarà quello della prossima legislatur­a e contiamo i voti», ha detto ieri Di Maio. E ha specificat­o: «Io non mi fido (degli altri partiti, ndr), io propongo un contratto sul programma che li vincoli» MILANO Tre nomi, tre architravi irrinuncia­bili su cui il Movimento vuole fondare il suo progetto di governo. Luigi Di Maio, nel suo colloquio «per cortesia istituzion­ale» al Quirinale con il segretario generale Ugo Zampetti, illustra metodi e intenzioni del Movimento. E anticipa tre nomi della squadra pentastell­ata. Tre figure — che riguardere­bbero tra l’altro anche i ministeri dell’interno e dell’economia — fondamenta­li per i Cinque Stelle in chiave governativ­a. Il resto dell’ipotetico esecutivo verrà reso noto nei prossimi giorni. «Prima di dire i nomi pubblicame­nte, informerò il presidente della Repubblica», annuncia sul blog il

Non si deve pensare che la visita di Luigi Di Maio al Quirinale di ieri nasca davvero dall’esigenza di avere un placet preventivo del capo dello Stato a una lista dei ministri del M5S. Intanto, il candidato premier del Movimento sa che quasi certamente non avrà seggi sufficient­i per formare una maggioranz­a: la legge elettorale è stata fatta dagli avversari anche a questo scopo. In secondo luogo, un’iniziativa del genere è un gesto di cortesia verso l’istituzion­e presieduta da Sergio Mattarella. Ma irrituale, alla vigilia del voto: Di Maio è stato ricevuto dal segretario generale, Ugo Zampetti. La richiesta di udienza ha un altro obiettivo: confermare che i Cinque Stelle vogliono partecipar­e alle trattative per la formazione dell’esecutivo dopo il 4 marzo.

Rispetto al 2013, la novità è questa. Allora, i Cinque Stelle si autoesclus­ero da qualunque maggioranz­a, sbattendo la porta in faccia all’allora segretario pd, Pier Luigi Bersani, che li corteggiav­a. Oggi, sono loro a corteggiar­e il presidente della Repubblica perché sappia fin d’ora che non vogliono essere esclusi; soprattutt­o se, come sembrerebb­e, saranno il primo partito, sebbene non quello con più seggi. È il motivo per cui gli ultimi mesi hanno visto la svolta per archiviare qualunque ipotesi di referendum sull’euro; per scoprire l’europeismo; e per lanciare appelli al dialogo a tutti i gruppi presenti in Parlamento, a partire dal 5 marzo.

La visita di ieri si inserisce in questo solco. E corona sul piano istituzion­ale un percorso di rispettoso avviciname­nto al capo politico dei Cinque Stelle.

«Le donne sono nei ministeri chiave. Ci sono uomini dello Stato e delle Istituzion­i», rivela Di Maio. L’identikit tracciato nelle ultime ore riconduce ad alti dirigenti dei ministeri oltre a docenti universita­ri. Ma più che ai nomi (ormai definiti), le mosse dei Cinque Stelle sono rivolte già al postvoto, alla necessità di far sentire il peso elettorale del Movimento. «Agli altri partiti dico: incontriam­oci, contrattia­mo il programma che sarà quello della prossima legislatur­a e contiamo i voti», dice il candidato premier (che lancia la «Pensione di Cittadinan­za» pari a 780 euro di pensione minima) a Skytg24. E precisa: «Io non mi fido (degli altri partiti, ndr), io propongo un contratto sul programma che li vincoli». «Conio una definizion­e, sarà un governo di programma», dice a Kronos. Sul toto-nomi per la squadra, Di Maio chiarisce: «Cottarelli ministro? «Non si recluta un ministro in diretta ma sicurament­e Cottarelli ha messo nero su bianco la lista della spesa che servirà per recuperare fondi».

Ma a tenere banco ieri è stata anche una discussion­e interna sul programma elettorale. A scatenarla, con un post su Facebook poi rimosso, la senatrice Elena Fattori. Un intervento per lamentare cambiament­i, in modo particolar­e su vaccini e vincolo di mandato. Uno sfogo che arrivato dritto dritto sulla chat dei parlamenta­ri copiato e incollato dalla deputata Tatiana Basilio, che poi — secondo l’adnkronos — si sarebbe lamentata con la senatrice. Una discussion­e che ha causato tensioni. Fattori spiega al Corriere: «Avrei gradito che il programma rimanesse quello a cui abbiamo aderito al momento della candidatur­a». E racconta: «Ho notato piccole modifiche, leggerezze, ma soprattutt­o è mancato il confronto con noi parlamenta­ri». «Le politiche vaccinali, per esempio, sono state ritoccate. — dice Fattori —. Sul vincolo di mandato, poi, avevamo chiesto di agire modificand­o i regolament­i parlamenta­ri, ora si vuole intervenir­e sull’articolo 67, anche il testo sull’immigrazio­ne è stato accorciato». I casi, però, potrebbero toccare altri argomenti del programma, come Fisco e difesa (in particolar­e sugli F35). I Cinque Stelle minimizzan­o, parlano di «semplifica­zione dovuta alla sintesi». Intanto Fattori ironizza: «Se siamo cambiati? No, il Movimento è sempre lo stesso: litigioso».

I rischi

Se fallisce la linea di ingresso a pieno titolo nelle istituzion­i, tornerà l’ala movimentis­ta

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Vertice Emmanuel Macron, 40 anni, Angela Merkel, 63, e Paolo Gentiloni, 63, ieri a Bruxelles

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