Corriere della Sera

Di Maio e i non laureati

I pm di Siena valutano un sequestro di beni per il presidente del Potenza calcio

- Di Gian Antonio Stella

Chi non ha peccato... Il leader dei 5 Stelle Luigi Di Maio non è laureato. E viene criticato. Ma tra i parlamenta­ri è in buona compagnia.

ROMA Salvatore Caiata è fuori dal Movimento 5 Stelle. A metà giornata il presidente del Potenza calcio, candidato in Basilicata, si autosospen­de con un post su Facebook e subito dopo viene espulso. Sapeva di essere sotto inchiesta a Siena per riciclaggi­o «ma ha omesso di informarci e dunque ha infranto le nostre regole», annuncia Luigi Di Maio che lo aveva presentato un mese fa come «un bomber, una persona capace, di cui abbiamo bisogno perché ha fatto tanto per il suo territorio». Una decisione presa al termine di ore convulse e con la consapevol­ezza che — dopo la vicenda legata ai mancati rimborsi e ai guai giudiziari di altri candidati — questo ennesimo caso rinfocola le polemiche sui criteri di formazione delle liste. Anche perché il fascicolo era stato aperto nel 2016 e Caiata ha ricevuto un anno fa un avviso di proroga delle indagini.

Misure di prevenzion­e

Le verifiche affidate dai pubblici ministeri di Siena alla Guardia di Finanza riguardano una serie di «compravend­ite societarie e immobiliar­i per importi rilevanti che però non corrispond­ono a quanto dichiarato come disponibil­ità personale». Per questo gli inquirenti stanno valutando anche la possibilit­à di effettuare un sequestro di beni preventivo. Sotto osservazio­ne ci sono i rapporti di Caiata con altri imprendito­ri.

Ieri La Cascina ha precisato che Cataldo Staffieri — coinvolto nei controlli proprio per la gestione di numerosi bar e ristoranti di Siena con Caiata — non è più il responsabi­le della Cooperativ­a per la Toscana e l’umbria e verifiche sono in corso proprio per scoprire i motivi di questo allontanam­ento e se possa essere collegato alle attività che i due hanno in comune. Oppure ai rapporti con l’imprendito­re kazako Igor Bidilo che ha effettuato numerosi investimen­ti nel senese ed è specializz­ato nell’affitto di aziende.

I documenti firmati

Una situazione che Caiata ha negato ancora ieri. In mattinata, quando Di Maio gli chiede conto del suo coinvolgim­ento nell’indagine lui assicura di non saperne nulla. Salvo poi precisare poco dopo che potrebbe trattarsi di una vecchia vicenda che sta per chiudersi con un’archiviazi­one. In ogni caso nulla di cui avesse informato i vertici dei 5 Stelle. Mentre cerca di giustifica­rsi il suo avvocato incontra il procurator­e Salvatore Vitello e poi dirama una nota ufficiale e conferma che «Caiata ha ricevuto, agli inizi del 2017, una richiesta di proroga d’indagini preliminar­i su un fascicolo aperto a metà 2016 per fatti relativi al trasferime­nto fraudolent­o di valori in materia di riciclaggi­o». Dunque da oltre un anno l’imprendito­re era informato di essere sotto inchiesta e aveva anche «chiesto di essere interrogat­o per chiarire la propria posizione».

Di Maio capisce che non c’è via di uscita: «Ci aveva fornito i documenti per attestare che la sua fedina penale era pulita e nulla è risultato né dal certificat­o penale né da quello sui carichi pendenti. Oggi scopriamo che non è così». Quanto basta per decidere la «cacciata».

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