Di Maio e i non laureati
I pm di Siena valutano un sequestro di beni per il presidente del Potenza calcio
Chi non ha peccato... Il leader dei 5 Stelle Luigi Di Maio non è laureato. E viene criticato. Ma tra i parlamentari è in buona compagnia.
ROMA Salvatore Caiata è fuori dal Movimento 5 Stelle. A metà giornata il presidente del Potenza calcio, candidato in Basilicata, si autosospende con un post su Facebook e subito dopo viene espulso. Sapeva di essere sotto inchiesta a Siena per riciclaggio «ma ha omesso di informarci e dunque ha infranto le nostre regole», annuncia Luigi Di Maio che lo aveva presentato un mese fa come «un bomber, una persona capace, di cui abbiamo bisogno perché ha fatto tanto per il suo territorio». Una decisione presa al termine di ore convulse e con la consapevolezza che — dopo la vicenda legata ai mancati rimborsi e ai guai giudiziari di altri candidati — questo ennesimo caso rinfocola le polemiche sui criteri di formazione delle liste. Anche perché il fascicolo era stato aperto nel 2016 e Caiata ha ricevuto un anno fa un avviso di proroga delle indagini.
Misure di prevenzione
Le verifiche affidate dai pubblici ministeri di Siena alla Guardia di Finanza riguardano una serie di «compravendite societarie e immobiliari per importi rilevanti che però non corrispondono a quanto dichiarato come disponibilità personale». Per questo gli inquirenti stanno valutando anche la possibilità di effettuare un sequestro di beni preventivo. Sotto osservazione ci sono i rapporti di Caiata con altri imprenditori.
Ieri La Cascina ha precisato che Cataldo Staffieri — coinvolto nei controlli proprio per la gestione di numerosi bar e ristoranti di Siena con Caiata — non è più il responsabile della Cooperativa per la Toscana e l’umbria e verifiche sono in corso proprio per scoprire i motivi di questo allontanamento e se possa essere collegato alle attività che i due hanno in comune. Oppure ai rapporti con l’imprenditore kazako Igor Bidilo che ha effettuato numerosi investimenti nel senese ed è specializzato nell’affitto di aziende.
I documenti firmati
Una situazione che Caiata ha negato ancora ieri. In mattinata, quando Di Maio gli chiede conto del suo coinvolgimento nell’indagine lui assicura di non saperne nulla. Salvo poi precisare poco dopo che potrebbe trattarsi di una vecchia vicenda che sta per chiudersi con un’archiviazione. In ogni caso nulla di cui avesse informato i vertici dei 5 Stelle. Mentre cerca di giustificarsi il suo avvocato incontra il procuratore Salvatore Vitello e poi dirama una nota ufficiale e conferma che «Caiata ha ricevuto, agli inizi del 2017, una richiesta di proroga d’indagini preliminari su un fascicolo aperto a metà 2016 per fatti relativi al trasferimento fraudolento di valori in materia di riciclaggio». Dunque da oltre un anno l’imprenditore era informato di essere sotto inchiesta e aveva anche «chiesto di essere interrogato per chiarire la propria posizione».
Di Maio capisce che non c’è via di uscita: «Ci aveva fornito i documenti per attestare che la sua fedina penale era pulita e nulla è risultato né dal certificato penale né da quello sui carichi pendenti. Oggi scopriamo che non è così». Quanto basta per decidere la «cacciata».